Corriere della Sera

Semaforo verde

Agli Europei Le nuove maglie portano bene: decidono i gol di Jorginho e Bernardesc­hi L’italia soffre poi si sveglia nella ripresa, batte la Grecia e conquista il primo posto e la qualificaz­ione con tre partite d’anticipo

- Alessandro Bocci

I quasi sessantami­la dell’olimpico ROMA cantano, ma solo alla fine. L’italia più brutta dell’ultimo anno si prende tutto, la vittoria sulla Grecia e la qualificaz­ione all’europeo 2020 da prima della classe con la speranza di essere testa di serie nell’urna di Bucarest il 30 novembre, giorno del sorteggio. I numeri azzurri sono sempre più intriganti: otto vittorie di fila a una dal record di Pozzo, sette nel girone e mai avevamo centrato il traguardo con tre partite di anticipo. Il cerchio si chiude 23 mesi dopo il mancato approdo al Mondiale russo, una pagina nera incancella­bile, adesso un po’ meno dolorosa.

Ma dentro l’olimpico, che sarà il teatro dei (nostri) sogni, tra otto mesi la musica dovrà essere diversa. Il 2-0, maturato nell’ultima mezz’ora, è generoso rispetto alla prestazion­e fornita. Il passo indietro è netto. La Nazionale fondata sul gioco, stavolta va a rilento. È sufficient­e ricordare che nel primo tempo l’unica occasione è della Grecia, sventata da Donnarumma (diagonale di Limnios) e che prima del rigore dell’1-0, realizzato da Jorginho, il portiere Paschalaki­s è chiamato in causa una volta sola. Il raddoppio di Bernardesc­hi chiude la questione, allontana le ombre, cancella le speranze di rimonta dei nostri avversari.

Sino all’intervallo l’italia in verde è grigia. Mancano il ritmo, l’intensità, la precisione. Una squadra distratta, approssima­tiva, sorpresa dalla sperimenta­le formazione di Van’t Schip, che fa pressing e picchia. I nostri invece non si ritrovano. Jorginho non accende mai la luce, manca il movimento senza palla e il gioco è slegato. Mancini è prima allibito, poi furioso, infine quasi rassegnato, tanto da sedersi in panchina.

L’italia non va oltre uno sterile possesso palla che non produce niente. Insigne si accentra per far passare Spinazzola ma sbaglia sempre la giocata, Chiesa sull’altra corsia è fuori dal gioco e prima dell’intervallo viene sostituito da Bernardesc­hi per un problema muscolare alla coscia destra. Immobile, preferito a Belotti, è sempre a disagio. Con il passare dei minuti cresce Verratti, ma non è sufficient­e a risolvere la situazione. Il

peggior primo tempo da un anno a questa parte.

Meglio la ripresa. Il gioco resta lento e prevedibil­e, ma almeno troviamo la forza di alzare il baricentro e dare continuità all’azione di attacco. Crescono anche i singoli. E a forza di premere qualcosa succede: Paschalaki­s deve volare per deviare l’angolato colpo di testa di Immobile, primo e ultimo acuto del laziale e Zeca stoppa con un braccio il tiro di Insigne. Jorginho, con freddezza, trasforma l’inevitabil­e rigore, riscattand­o in parte la sua modesta serata. La Grecia torna a casa con dei rimpianti: tre minuti prima di andare sott’acqua sfiora il vantaggio ma Koulouris spreca la deviazione giusta dopo un bel contropied­e favorito da una sanguinosa palla persa da Verratti. E cinque minuti prima che Bernardesc­hi chiuda il conto, Bakasetas getta al vento il possibile 1-1 dal centro dell’area azzurra.

Teniamoci stretta questa vittoria. E anche la caparbietà della squadra nell’inseguirla. Per il resto bisogna lavorare. All’europeo servirà anche maggiore correttezz­a del pubblico, almeno quello della Nord che fischia senza motivo l’inno greco. Per fortuna tutto il resto della stadio copre i fischi con gli applausi.

Tegola

Solo Chiesa non sorride: è costretto a uscire per un sospetto stiramento alla coscia

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