Il Lombardia parla olandese
Beffati Valverde e Roglic, disastro azzurro
Nel ciclismo ci sono quei corridori un po’ così, un po’ come Bauke Mollema, lungagnone olandese pallido—pallido e gentile—gentile a cui a inzio carriera viene pronosticato un futuro da fenomeno, per via di numeri superlativi nei test e nelle gare giovanili, e poi si rivelano ottimi professionisti senza però mai lasciare il segno in una grande corsa. Bauke ormai di anni ne ha 36, in carriera ha vinto una tappa alla Vuelta, la Clasica di San Sebastian e altre corse che con pietoso eufemismo definiamo «minori».
Ieri al 113° Giro di Lombardia, il «monumento» che chiude la stagione 2019, il buon Bauke era (come gli succede da anni) inserito da tutti senza troppa convinzione nella «lista lunga» dei favoriti, ben sapendo che i quelli veri erano altri: il divino Bernal, il super tonico Valverde, l’implacabile Roglic su tutti.
A 20 chilometri dalla fine, vedendo che i favoriti—favoriti si guardavano in cagnesco, Bauke (uno che nel mondo delle due ruote passa per intellettuale perché preferisce i buoni libri ai giochini sul telefonino) decide di provarci: «Il vantaggio è aumentato velocemente, forse dietro si sono guardati un po’ troppo. Sapevo che sarei passato per primo sul Civiglio poi quando ho sentito di avere ancora 20” di vantaggio ho capito che avevo buone possibilità di vincere. Ho spinto a tutta in discesa, ho tenuto in salita. Ho intravisto Roglic ma era lontano. Conquistare una Classica Monumento davanti a i miei genitori che erano qui a Como è stato ancora più speciale».
Olanda in festa (l’ultimo orange a vincere qui è stato Hennie Kuiper nel 1981) e festa pure per la Trek-segafredo gestita dal team manager milanese Luca Guercilena: dopo il titolo mondiale di Pedersen e l’ingaggio di Nibali un altro colpaccio importante.
Alle spalle di Mollema, un podio di lusso con Valverde («Questa corsa la amo ma mi sfugge sempre») che vince la volata per il secondo posto su Egan Bernal che (a differenza dei suoi illustri compagni Ineos Thomas e Froome) si sta dimostrando anche un vero corridore da classiche. Alle loro spalle Fuglsang e Woods, solo settimo un fibrillante ma poco concreto Roglic, che si conferma il corridore più vincente della stagione.
E gli italiani? Vincenzo Nibali lotta con i primi sul ripidissimo Muro di Sormano e poi si arrende alla base del Civiglio, un po’ per un incidente meccanico un po’ perché la forma non è quella dei giorni migliori: lo Squalo è in pista da febbraio. Per il resto, purtroppo, il Lombardia 2019 è il peggiore della storia azzurra: il miglior piazzamento è quello del «vecchio» Visconti, 17°, e nei primi 50 ci sono soltanto sei italiani: una disfatta senza precedenti in una corsa intitola alla memoria di Felice Gimondi che l’ha vinta due volte e di fronte a un risultato simile avrebbe scosso la testa. Monumento Bauke Mollema, 36 anni, conquista il 113° Giro di Lombardia a Como (Lapresse)