«Le Iene» fuori dallo schermo: il programma più «transmediale»
Le Iene, che sono ripartite all’inizio di ottobre su Italia 1, si confermano il programma più «convergente» e «transmediale» della tv italiana. Ovvero, una delle trasmissioni più capaci di generare consumo sul web e attenzione sui social, oltre che sul piccolo schermo. La stagione è cominciata con un commosso ricordo di Nadia Toffa: le parole di Nadia («non è importante quanto vivi, ma come vivi») sono diventate una vera e propria clip virale sul web. Nella sola settimana della messa in onda, il video ha raccolto un ascolto medio di 736.000 spettatori, che sono naturalmente aggiuntivi rispetto ai 2.522.000 telespettatori della puntata in onda. Questi due numeri ci danno un’idea della portata del fenomeno, censito da quest’estate nella «total audience» di Auditel, ovvero gli ascolti della «televisione fuori dal televisore». Ovviamente non tutti i contenuti hanno la portata dirompente del «testamento» della Toffa, ma quello che colpisce nei dati è la capacità delle Iene di andare costantemente ben oltre gli ascolti del piccolo schermo, grazie al sito (consultato ogni mese da quasi sei milioni di utenti) e ai social (la prima puntata ha generato 1,9 milioni di interazioni su Facebook, Instagram e Twitter, e, in particolare, ancora Nadia Toffa ha raccolto più di 350mila like sul solo Instagram). Se analizziamo con attenzione le prime due puntate del programma scopriamo un dato veramente impressionante: ormai quasi il 7% del suo ascolto è prodotto «fuori dal televisore». Se l’ascolto medio del programma in tv è infatti di 2.143.000 spettatori, L’AMR-D (ovvero l’ascolto digitale), calcolato sempre in media, raggiunge 141.305 spettatori. Insomma, dati non più trascurabili, destinati a crescere nei prossimi anni con la progressiva penetrazione delle smart-tv. (A. G.)
In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca, iport Nielsen, Nielsen Social
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