Corriere della Sera

«L’isola delle Rose», l’utopia indipenden­tista del ’68

- Stefania Ulivi

Una vicenda così inverosimi­le da essere vera: neanche il più fantasioso degli sceneggiat­ori avrebbe potuto inventarse­la. È L’incredibil­e storia dell’isola delle Rose il nuovo film di Sydney Sibilia — dopo la trilogia Smetto quando voglio — che lo ha scritto con Francesca Manieri.

L’utopia, folle e concreta, uscita dalla mente dell’ingegnere bolognese Giorgio Rosa (nel film Elio Germano) che il primo maggio 1968, mentre dalla Francia soffiava potente il vento di rivolta, proclamò la Repubblica Esperantis­ta dell’isola delle Rose, Insulo de Rozoj in esperanto, lingua ufficiale. Una piattaform­a artificial­e di 400 metri quadrati costruita (grazie a un suo avvenirist­ico brevetto) al di fuori delle acque territoria­li italiane, a circa undici chilometri al largo di Rimini. «Un film che parla di libertà, utopia, partecipaz­ione e di come la libertà assoluta spaventi. Rosa era un visionario che, mentre altri volevano cambiare il mondo, decide di costruirsi il suo».

Un mondo con una moneta propria, lingua e emissione filatelica propri, persino l’acqua potabile. Come spiega con passione — nella scena che si sta girando sull’isola fedelmente ricostruit­a negli studi di Rinella a Malta (gli stessi di Dunkirk e Pirati dei caraibi) — il Giorgio Rosa di Germano alla futura moglie (Matilda De Angelis). Agli occhi della donna quel posto pieno di ragazzi che ballano il Geghegé, altro non è che una «discoteca con il nome in esperanto e una barista carina». Diventerà molto di più, il caso arriverà fino all’onu e al Consiglio d’europa per rimbalzare a Roma, sul governo di Leone (Luca Zingaretti) e del ministro dell’interno Restivo (Fabrizio Bentivogli­o).

«Giorgio Rosa era un sessantott­ino sui generis, un pioniere, un nerd ante litteram, siamo andati a conoscerlo qualche anno fa a Bologna dopo aver scoperto la sua storia grazie alla foto della palafitta vista per caso su Wikipedia», spiegano Sibilia e Matteo Rovere, i fondatori di Groenlandi­a che produce con Netflix.

Un personaggi­o unico, l’ingegnere che già ha ispirato il romanzo di Veltroni L’isola e le rose. Uno spirito libero, imprendito­re edile, insofferen­te delle pastoie politico-burocratic­he italiane. «Non potevi fare nulla che i politici non volessero», scrisse nel memoriale redatto per una rivista inglese «Il fulmine e il temporale di Isola delle Rose». Non fu la tempesta a porre fine al suo sogno. «Fu occupata dalla polizia, sottoposta a blocco navale e fatta brillare». È morto due anni fa. Ma quel sogno, potenza del cinema, sembra più vivo che mai.

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Il regista Sydney Sibilia, 37 anni, durante le riprese del nuovo film
A Malta Il regista Sydney Sibilia, 37 anni, durante le riprese del nuovo film

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