Corriere della Sera

Titoli sospesi, poi la chiusura in rialzo del 15%

- Fabrizio Massaro

La saga famigliare dei De Benedetti fa impennare in Borsa Gedi, il gruppo editoriale che controlla Repubblica, l’espresso, La Stampa, Il Secolo XIX, Radio Deejay, Capital e M20 e una rete di giornali locali. L’offerta arrivata venerdì dalla Romed del fondatore Carlo De Benedetti sul 29,9% di Gedi in mano alla Cir dei figli Rodolfo, Marco e Edoardo, e respinta domenica perché «irricevibi­le e inadeguata, non sollecitat­a e non concordata», ha fatto volare il titolo: +15,8% a 0,29 euro.

Il mercato ha fiutato ipotesi di riassetti che potrebbero far apprezzare la società o le sue singole parti. Tra queste, anche le voci su un possibile l’uscita dei quotidiani di Torino e Genova (l’ex gruppo Itedi) — che in una delle ipotesi verrebbero riassegnat­e ai precedenti editori John Elkann e Carlo Perrone. Lo stesso De Benedetti ha rivelato che suo figlio Rodolfo, che guida Cir, ha trattato la vendita del gruppo a Flavio Cattaneo e a Stefano Marsaglia, del fondo Peninsula. De Benedetti, offrendo 0,25 euro ad azione, non riconosce alcun premio ai soci Gedi. Ma quanto potrebbe valere il gruppo, ora ai minimi storici? Secondo Mediobanca, che indica un prezzo obiettivo è 0,55 euro, la capitalizz­azione attuale valorizza solo le radio (160 milioni come enterprise value) senza la carta e internet.

«Quella di De Benedetti? Mi è piaciuta. Mossa romantica, fatta da una persona che ama l’editoria», ha commentato Urbano Cairo, presidente di Rcs, che ieri ha smentito le voci su una lettera inviata da alcuni soci in dissenso sulla causa a Blackstone sulla vendita della sede Rcs: «Non abbiamo ricevuto nessuna lettera», ha detto, «quello che ho letto su Lettera43 non esiste», definendos­i «fiducioso» sull’arbitrato.

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