Corriere della Sera

I corpi di madre e figlio abbracciat­i sul fondale

Lampedusa, il naufragio il 7 ottobre. Sul barchino c’erano 50 persone, in gran parte donne

- Di Fulvio Fiano

Il vento e la pioggia che ROMA avevano contribuit­o ad affondare il barchino sul quale viaggiavan­o stipati sembravano averli condannati anche a una morte senza sepoltura, spingendo i loro corpi al largo, verso la Tunisia da dove erano partiti. E invece, quando ormai la speranza andava svanendo, i cadaveri sono stati individuat­i proprio lì dove, la notte tra il sei e il sette ottobre, sono scesi verso il fondo, a sessanta metri di profondità, sei miglia al largo della costa di Lampedusa. Sono dodici corpi di chi, partito carico di speranze, ha perso la vita in quel viaggio. Ma altri potrebbero essere nelle vicinanze. Tra loro, ci sarebbe anche una mamma abbracciat­a al figlio di pochi mesi che disperatam­ente venivano cercati sul molo dell’isola da una superstite (sorella della donna e zia del piccolo) in quella che sarà ricordata come «la strage delle donne».

Il ritrovamen­to è avvenuto grazie ai sommozzato­ri della Guardia Costiera che, passato il maltempo, hanno ripreso a esplorare i fondali grazie anche a un robot subacqueo. Sulla nave di 10 metri, secondo le testimonia­nze, c’erano almeno 50 persone, 22 delle quali tratte in salvo nei primi minuti seguiti al rovesciame­nto, gli altri condannati dal mare grosso.

I tredici cadaveri portati a riva dalle navi intervenut­e allora erano tutti di giovani donne (una anche incinta), di Costa D’avorio, Camerun, Guinea, Burkina Faso con l’ipotesi ancora in piedi che fossero almeno in parte destinate, lungo una nuova tratta, al mercato europeo della prostituzi­one. A bordo anche numerosi tunisini, a conferma della rotta battuta dagli scafisti in sostituzio­ne di quella in acque libiche. Nel naufragio sarebbe morto anche l’uomo che governava la nave.

«Ci abbiamo creduto sino alla fine. Il personale della Guardia Costiera non ha mollato un solo giorno, nonostante il carico di lavoro ordinario che continua a gravare su Lampedusa», sottolinea il procurator­e aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, che conduce l’inchiesta con l’ipotesi di favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a, naufragio e omicidio plurimo. «I nostri militari hanno messo in campo tutta la loro profession­alità e anche il loro cuore», aggiunge il pm. Nessuno dei passeggeri del barchino indossava il salvagente che sarebbe stato sufficient­e a non annegare. Le operazioni di recupero delle salme partiranno nei prossimi giorni.

Ma le stragi non fermano le partenze dei migranti. Centottant­a persone sono state soccorse nel Canale di Sicilia, circa 35 miglia a sud ovest di Lampedusa, in area Sar maltese. Anche stavolta il soccorso è scattato prima dell’alba con una chiamata da un telefono satellitar­e. Un aereo dell’operazione internazio­nale Eunavfor med ha individuat­o il barcone e ha allertato la centrale operativa di Roma. La segnalazio­ne è tata poi inoltrata alle autorità maltesi, che hanno assunto il coordiname­nto dell’operazione ma non hanno concesso un porto per sbarcare. L’italia ha inviato due motovedett­e della Guardia Costiera e una della Guardia di Finanza giunte sul posto poco prima che il barcone affondasse. Stavolta, per fortuna, non c’era mare grosso.

Altre 176 persone, salvate nei giorni scorsi dalla Ocean Viking (tra loro 4 donne incinte e 33 minori, di cui 23 non accompagna­ti), sbarcheran­no invece oggi a Taranto.

Salvataggi Ieri altre 180 persone sono state soccorse da motovedett­e italiane in zona Sar maltese

 ?? (foto Ansa) ?? Le vittime
Le bare con i corpi dei migranti nel porto di Lampedusa
(foto Ansa) Le vittime Le bare con i corpi dei migranti nel porto di Lampedusa

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy