Mattarella sui dazi «Basta ritorsioni» Trump: non tratto
Il capo dello Stato: basta ritorsioni. Il leader Usa: non tratto, vedremo come andare incontro all’italia
«L’Italia è un Paese amico. I dazi? Per noi sono un risarcimento». Il presidente americano Donald Trump non è disposto a negoziare ma potrebbe esserci una «rimodulazione» per «venire incontro all’italia». Il tema delle tariffe era in cima all’agenda che il presidente Sergio Mattarella ha portato a Washington: «Basta ritorsioni».
WASHINGTON Nessun negoziato sui dazi, al massimo una «rimodulazione» per «venire incontro all’italia». Si vedrà se sarà una riduzione sostanziosa o solo uno sconticino sui prodotti dell’agroindustria italiana. Donald Trump ha respinto per due volte in maniera netta e in diretta televisiva la proposta di Sergio Mattarella.
Il leader americano ha accolto l’ospite nello Studio Ovale nella tarda mattinata. Un’oretta di colloquio che poi si è allargata alle delegazioni con i ministri degli Esteri: Mike Pompeo e Luigi Di Maio. Il tema delle tariffe era in cima all’agenda italiana. Cina, caccia F-35, Nato, tecnologia 5G in quella americana. Si è parlato, molto, com’era inevitabile anche di Turchia e crisi siriana. Alla fine della giornata si può tirare una conclusione: il rapporto tra Italia e Stati Uniti, per quanto «amichevole» (l’aggettivo più usato in conferenza stampa) è condizionato, appesantito dalla diffidenza, e talvolta addirittura dal livore anti europeo di Trump.
Il caso Airbus è esemplare. Gli Stati Uniti sono stati autorizzati dal Wto a imporre dazi su un import che vale 7,5 miliardi di dollari: l’italia è toccata per 450 milioni. Mattarella suggerisce di fermare la probabile escalation delle «ritorsioni e contro ritorsioni» aprendo «adesso» una trattativa più ampia. Proposta che Trump boccia prima ancora di cominciare a discutere e davanti ai giornalisti: «Quei
L’italia condanna senza ambiguità l’offensiva della Turchia e indica una sola soluzione: la fine delle operazioni militari Sergio Mattarella capo dello Stato
dazi non sono una ritorsione, ma un risarcimento. Siamo stati trattati molto male dall’unione europea che si è approfittata dei presidenti che mi hanno preceduto. Noi andremo avanti».
Poi, certo, ci sono «le rimostranze dell’italia che sostiene di aver avuto un ruolo minore di Francia e Germania (l’italia non fa parte del consorzio Airbus, ndr). Vedremo cosa si potrà fare». Ma non c’è altro di concreto per «gli amici» arrivati da Roma, a parte le lodi per Cristoforo Colombo, «un grande uomo» a dispetto dell’indigenous day, i cocktail e i brindisi serali con la vasta comunità italo-americana. La lista di Trump è la sintesi del suo pragmatismo estremista. Il governo italiano va bene quando conferma l’acquisto degli F-35; ma va malissimo quando si parla di Nato e dei contributi fermi all’1,2% del pil. Bene finché i consumatori italiani comprano il Made in Usa; male se le norme impediscono l’accesso ai mercati, soprattutto alla soia e alla carne Faccia a faccia Il presidente statunitense Donald Trump, 73 anni, accoglie il presidente italiano Sergio Mattarella, 78 anni, alla Casa Bianca (Ap) prodotte dai farmer del Midwest.
Mattarella ha fatto più volte riferimento allo «spirito», alla «tradizione» dei legami transatlantici. Ha ripetuto la richiesta avanzata mille volte negli ultimi anni alla Casa Bianca, al Dipartimento di Stato, al Pentagono: dateci una mano a stabilizzare la Libia, non abbandonate l’area del Mediterraneo che è vitale per l’europa, ma anche per l’alleanza Atlantica.
Ma quale poteva essere il riscontro, nella fase più acuta del disimpegno americano? Trump ha appena ritirato «i 28 soldati americani» che presidiavano il confine tra Siria e Turchia. E ieri ha innescato
Non è affare nostro immischiarci. I curdi? Non sono angeli. Adesso se ne occupino pure la Siria e la Russia. Siamo a 6 mila miglia di distanza Donald Trump presidente Usa
«Rapporti amichevoli» Il concetto viene ribadito più volte. Ma su tutto pesa il livore anti europeo di Donald
altre furibonde polemiche, all’interno e all’estero, con frasi come queste: «Non è affare nostro immischiarci. I curdi? Non sono angeli. Adesso saranno la Siria, la Russia a occuparsi di loro e a me va bene così. Siamo a 6 mila miglia di distanza. Dobbiamo riportare indietro i nostri soldati».
Neanche su questo Mattarella ha trovato una sponda: «L’italia condanna senza ambiguità l’offensiva della Turchia e indica una sola soluzione: la fine delle operazioni militari».