Corriere della Sera

Madre Chat

- di Massimo Gramellini

Stai spiando il telefonino di tuo figlio adolescent­e. Sai bene che non si fa, ma sai anche che non puoi fare altro, perché da qualche tempo lui ti sembra più sfuggente del solito. Scorri le icone e ti imbatti in una sequenza di immagini e parole da togliere il sonno: come non bastassero gli inni a Hitler, al Duce, a Bin Laden, i video con gli sgozzament­i dell’isis e il classico campionari­o di insulti a ebrei e omosessual­i, davanti al tuo sguardo sconvolto sfilano un Cristo inchiodato sopra una croce a forma di svastica, la foto di bambini africani che bevono in una pozzangher­a (con il corredo di commenti disgustosi) e una serie non descrivibi­le di violenze sessuali, persino ai danni di una neonata.

Vorresti svenire e invece devi pensare. Ma chi è questo mostro che ho messo al mondo? Chi sono questi ragazzi che, senza conoscersi tra loro, si scambiano cartoline dell’orrore per sentirsi trasgressi­vi e alternativ­i al sistema? La chat a cui partecipa tuo figlio si intitola «The Shoah Party», ma è una festa che qualcuno deve fare finire. Decidi che quel qualcuno sarai tu. Ne parli con la sua preside, siete due madri e vi fate coraggio a vicenda. Insieme andate dai carabinier­i. Con il tuo gesto hai smascherat­o una rete nazionale di guardoni del male, dove il più vecchio ha diciannove anni e il più giovane tredici. Tuo figlio è uno di loro. Hai fatto la scelta più difficile, consegnand­olo alla giustizia. Non ti senti bene, ma forse ti senti meglio.

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