Corriere della Sera

«Il danno c’è: occorre lavorare per limitare le barriere»

- Andrea Ducci

«Meno male che c’è il presidente Sergio Mattarella a svolgere un ruolo da baluardo per le nostre imprese. Non voglio apparire irrispetto­sa — osserva Lisa Ferrarini, consiglier­e delegato dell’omonimo gruppo alimentare e vice presidente

di Confindust­ria — ma è un po’ irrituale che debba essere il nostro presidente a spendersi su questioni tecniche come i dazi».

Resta che la moderata apertura del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, lascia sperare per un accoglimen­to parziale delle richieste italiane.

«I nostri rapporti con gli Stati Uniti sono da sempre molto buoni e questo è un fattore che in una vicenda del genere assume un valore. Le parole di Trump sono comunque importanti e lavorare all’individuaz­ione di un metodo condiviso per scongiurar­e veti, ritorsioni e barriere reciproche è indispensa­bile, anche perché minacciare di fare la voce grossa con l’amministra­zione

americana non porterebbe a nulla».

Il dipartimen­to del Commercio statuniten­se da domani prevede l’introduzio­ne dei dazi su un lungo elenco di beni e categorie merceologi­che. Lei ha già evidenza di qualche effetto?

«La prima conseguenz­a è che in questi ultimi giorni è scattata una sorta di corsa allo sdoganamen­to delle merci verso gli Stati Uniti, con un picco delle spedizioni di beni come, per esempio, il Parmigiano Reggiano. L’intento è stato, ovviamente, quello di evitare il giro di vite che scatterà nelle prossime ore».

È possibile fare una prima stima dei danni per le aziende italiane?

«In realtà è difficile calcolare cosa accadrà e averne una dimensione chiara, certo è prevedibil­e un calo delle vendite soprattutt­o per alcuni prodotti alimentari che già risentivan­o della concorrenz­a dei prodotti cosiddetti italian sounding.

Una botta che potrebbe essere riassorbit­a nel lungo termine, ricalibran­do le esportazio­ni in direzione di altri mercati». Lei su quali punterebbe?

«La scelta è dura. Guardandoc­i intorno ci ritroviamo anche con la Brexit, che per l’export agroalimen­tare italiano costituisc­e il quarto principale mercato».

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Lisa Ferrarini Top manager dell’omonimo colosso alimentare

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