«Il danno c’è: occorre lavorare per limitare le barriere»
«Meno male che c’è il presidente Sergio Mattarella a svolgere un ruolo da baluardo per le nostre imprese. Non voglio apparire irrispettosa — osserva Lisa Ferrarini, consigliere delegato dell’omonimo gruppo alimentare e vice presidente
di Confindustria — ma è un po’ irrituale che debba essere il nostro presidente a spendersi su questioni tecniche come i dazi».
Resta che la moderata apertura del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, lascia sperare per un accoglimento parziale delle richieste italiane.
«I nostri rapporti con gli Stati Uniti sono da sempre molto buoni e questo è un fattore che in una vicenda del genere assume un valore. Le parole di Trump sono comunque importanti e lavorare all’individuazione di un metodo condiviso per scongiurare veti, ritorsioni e barriere reciproche è indispensabile, anche perché minacciare di fare la voce grossa con l’amministrazione
americana non porterebbe a nulla».
Il dipartimento del Commercio statunitense da domani prevede l’introduzione dei dazi su un lungo elenco di beni e categorie merceologiche. Lei ha già evidenza di qualche effetto?
«La prima conseguenza è che in questi ultimi giorni è scattata una sorta di corsa allo sdoganamento delle merci verso gli Stati Uniti, con un picco delle spedizioni di beni come, per esempio, il Parmigiano Reggiano. L’intento è stato, ovviamente, quello di evitare il giro di vite che scatterà nelle prossime ore».
È possibile fare una prima stima dei danni per le aziende italiane?
«In realtà è difficile calcolare cosa accadrà e averne una dimensione chiara, certo è prevedibile un calo delle vendite soprattutto per alcuni prodotti alimentari che già risentivano della concorrenza dei prodotti cosiddetti italian sounding.
Una botta che potrebbe essere riassorbita nel lungo termine, ricalibrando le esportazioni in direzione di altri mercati». Lei su quali punterebbe?
«La scelta è dura. Guardandoci intorno ci ritroviamo anche con la Brexit, che per l’export agroalimentare italiano costituisce il quarto principale mercato».