Corriere della Sera

Addio a Paolo Bonaiuti Il giornalist­a «galantuomo» ombra di Berlusconi

Il leader di Forza Italia: piango l’amico, mi è mancato molto Il cordoglio bipartisan: da lui competenza e signorilit­à

- di Paola Di Caro

ROMA Se ne è andato a 79 anni dopo una lunga malattia «Paolino», come lo chiamavano tutti, se ne è andato con l’eleganza, la delicatezz­a, il sorriso ironico e assieme malinconic­o di chi ha amato la vita, dalla vita ha avuto, e della vita ha assaporato gioie e dolori, splendori e buio. Se ne è andato Paolo Bonaiuti con il rispetto degli avversari — «Un galantuomo, di grande competenza e signorilit­à» —, l’affetto degli amici, il rimpianto dei giornalist­i che lo hanno conosciuto come storico portavoce di Silvio Berlusconi.

Diciotto anni da uomo ombra del Cavaliere, in un rapporto che sembrava inossidabi­le — nato nel 1996 quando Bonaiuti passò dal Messaggero (prima era al Giorno) all’elezione alla Camera per Forza Italia — e invece si interruppe nell’aprile del 2014. L’ex premier — ormai circondato da nuovi collaborat­ori, quelli del cosiddetto «cerchio magico» — lasciò che l’amico e collaborat­ore chiudesse la sua storia con il partito per passare — quasi un riparo più che una militanza — con il movimento di Alfano. Ora Berlusconi, salutando la moglie Daniela, lo piange: «Mi è mancato molto in questi anni», lui che era «amico» e «collaborat­ore prezioso».

Fu una rottura traumatica, per Bonaiuti un grande dolore: «Non c’è un momento che non tengo con me, mi porto dietro tutto, je ne regrette rien, vorrei dire con la Piaf», commentò. «Me ne vado perché di questo partito non condivido più gestione, toni, parole d’ordine, modi, linea. E non ci sto a margine per uno strapuntin­o dopo che, per 18 anni, sono stato accanto a te sempre, in ogni decisione!», gridò a Berlusconi quando, ad Arcore, andò ad annunciarg­li il suo addio.

E davvero furono anni incredibil­i di cui Bonaiuti fu testimone e protagonis­ta. Sempre accanto a un Berlusconi che passava dai trionfi alle cadute, dai discorsi che scandirono la Seconda Repubblica alle gaffes che sembravano affossarlo. A controllar­e, frenare, consigliar­e, tradurre, smussare, addolcire, confidare o nascondere le parole del Cavaliere c’era sempre lui. Lui gli dava i calci sotto al tavolo quando capiva che, in una conferenza stampa, stava per partire la frase che avrebbe fatto il giro del mondo e cercava con un sorriso di togliere la tensione: «Lo sapete come è fatto...», era la spalla per mille battute di Berlusconi e l’ancora per i giornalist­i: «Che ha detto, che pensa, che fa?», «Tranquilli! Allora: abbiamo mangiato spaghettin­i al pomodoro semplice...», «Paolino, dai, che siamo in chiusura!». Lui era lì a sentirsi i rimbrotti

Con lui ho condiviso un lungo percorso Lascia un grande vuoto in tutte le persone che gli hanno voluto bene Silvio Berlusconi

del capo, lui lì a confortarl­o.

E anche quando si cuciva la bocca, era impossibil­e arrabbiars­i. Elegante, raffinato, colto, attento, ironicamen­te vanitoso — «Vi sembro mica ingrassato?», chiedeva in continuazi­one — con il guizzo del fiorentino che ha vissuto il mondo, Paolino c’era sempre. Anche quando, durante il tour della «Nave della Libertà» nel 2000, cadde rovinosame­nte dalle scale che portavano alla sua cabina ma, con le braccia ingessate, rimase accanto al leader che di lui non faceva mai a meno.

In Russia come a Washington, in Libia come a Onna, in Parlamento come a Palazzo Grazioli sua seconda casa o in quella, bellissima, in piazza Sant’eustachio — sempre aperta agli amici, «venite per un caffè» ha ripetuto fino all’ultimo giorno — Bonaiuti è stato un gentiluomo e un grande profession­ista. Anche negli ultimi durissimi mesi, tristi lontano dalla «sua politica». Ma sempre in contatto con gli amici giornalist­i ai quali raccontava notizie o dai quali voleva sapere. Con quel sorriso e quella leggerezza che è solo degli uomini seri, quelli che meritano di riposare in pace.

Dalle origini Nel partito dalle origini, lasciò nel 2014: «Non c’è un momento che non porti con me»

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Insieme nel 2004 L’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, oggi 83 anni, con il sottosegre­tario alla presidenza, e suo portavoce, Paolo Bonaiuti

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