La Lega e Craxi Il nuovo corso passerà (forse) da Hammamet
La prima scissione nella Lega avvenne, anche, per il rapporto di alcuni dei suoi uomini con il Psi. Nel 1991 Franco Castellazzi, presidente della Lega lombarda, abbandonò il movimento appena prima di esserne espulso: «Aveva trafficato con i socialisti» disse poi Umberto Bossi. Anche se forse non era vero. Fatto sta che, quasi trent’anni dopo, nella Lega molto è cambiato. Incluso il giudizio su Bettino Craxi. Giancarlo Giorgetti ancora non ha deciso se andare, il 19 gennaio, ad Hammamet per l’apertura delle manifestazioni per il ventennale della scomparsa del leader socialista. Di certo, il numero 2 della Lega già l’anno scorso, oltre a indicare Bettino come suo politico di riferimento insieme a don Sturzo e a Bossi, diceva a Tempi che «Craxi è stato l’ultimo ad avere la coscienza dell’interesse nazionale».
Lo stesso Matteo Salvini in un’intervista ad Annalisa Chirico lo ha ammesso: «Con tutte le distanze e le battaglie fatte a suo tempo contro il Psi, io ero un ragazzino, ricordo che a Sigonella Craxi la schiena non la piegò». Mentre Roberto Calderoli anche oggi non ha difficoltà ad ammettere che «lui era il simbolo di tutto quanto combattevamo». Ma ricorda di essere stato «enormemente colpito» dai due famosi discorsi alla Camera del luglio ’92 e dell’aprile ’93: «Chiaro che la statura politica, ancor più se confrontata con ciò che gira oggi, è stata quella di un gigante». La revisione passa anche dal ricordare che nel marzo 1990 Craxi presentò a Pontida il «Decalogo del Psi per la rifondazione dell’autonomia regionale», forse un modo per tagliare l’erba sotto ai piedi della Lega oggi assai più apprezzato che allora. Il tutto ha un obiettivo: spingere verso la scelta di campo rispetto al Pd, arcinemico della Lega oggi così come l’ex Pci fu, nella sua parte maggiore, arcinemico di Craxi. Di certo, Stefania Craxi (che inviterà ad Hammamet i segretari di tutti partiti), annota: «Vedo che i conti con il passato si fanno a destra e non a sinistra».