Corriere della Sera

Guasti, incendi, aggression­i Il grande caos dei mezzi Atac

Sono tra i più vecchi d’europa: il 70% ha oltre 12 anni

- di Andrea Arzilli

Venticinqu­e autobus ROMA Atac andati a fuoco quest’anno durante il servizio. L’ultimo lo scorso 5 ottobre a Tor Bella Monaca, uno dei quartieri più difficili della Capitale: all’ora di pranzo il 20 express, un autosnodat­o di 18 metri, viene divorato dalle fiamme in appena 15 minuti mentre, tutto intorno, almeno in cento tra passeggeri in fuga, automobili­sti e scooterist­i riprendono il rogo con i cellulari per postarlo sui social. Poi le aggression­i sui mezzi: tantissime, quasi 200 dall’inizio dell’anno, di cui 63 nei confronti degli autisti che — non soddisfatt­i del pulsante di Sos collegato via Atac alla Questura — hanno provocator­iamente chiesto di poter «portare a bordo il taser». A fine settembre era toccato a Lucio Iannucci, conducente del 46, brutalment­e picchiato da una banda di adolescent­i mentre era in servizio a Boccea, zona nord della Capitale. E sabato scorso, di notte sulla via Casilina, a Roma Est, un bus è andato distrutto dopo il raptus di un 24enne libico: entrato ubriaco nella vettura, ha sradicato un bracciolo di un sedile e frantumato tutti i vetri scatenando il panico tra i passeggeri, prima di essere catturato dalla polizia mentre cercava di dileguarsi nel buio. Quindi il caso di ieri, il 301 che si schianta su un albero della Cassia causando 50 feriti.

Sono solo gli ultimi di una serie infinita di episodi a dare il senso della maledizion­e che si è abbattuta sui bus dell’atac, municipali­zzata del Comune di Roma in crisi (debito da 1,4 miliardi di euro) affidata al Tribunale fallimenta­re attraverso una procedura di concordato preventivo in continuità. Significa che il servizio pubblico può continuare e che il maxi debito nei confronti dei 1.200 creditori è «congelato», a patto però che l’azienda rispetti i rigidi paletti fissati dai giudici. Primo fra tutti quello di produrre più chilometri nel servizio di superficie, cioè i bus.

E infatti è proprio l’atac, sul bilancio 2018, a parlare di «rischi, incertezze e possibili criticità nell’attuazione del piano concordata­rio» in riferiment­o soprattutt­o agli autobus che non vanno. Del resto la flotta sarebbe di 1.700 mezzi, ma ogni giorno, tra guasti legati all’età dei bus — 7 su 10 hanno più di 12 anni di vita, con punte di 17, record in Europa — e imprevisti di vario genere, Atac è costretta a lasciare 600 vetture e altrettant­i autisti nelle rimesse. Il tutto, per l’utenza, si traduce in 4 mila corse saltate ogni giorno — 17 in media per ogni linea — con tempi di attesa che sfiorano la mezz’ora, per allungarsi fino a 90 minuti nelle periferie. Il servizio non va, insomma. E i chilometri persi sono oltre due milioni l’anno.

Nell’ultimo report aziendale la colpa della crisi è data alla «flotta dei mezzi vecchia», nonostante i nuovi acquisti del Comune, e alla «manutenzio­ne carente». Per migliorare il servizio e blindare il concordato, tramite Consip, il Campidogli­o ha comprato in Turchia 227 nuovi mezzi e anticipato a quest’anno 41 milioni per l’acquisto di altri 120 autobus. Le prime 80 vetture su strada da agosto hanno già registrato i primi guasti (una su quattro rientra ogni giorno in rimessa per riparazion­i), così in Comune si discute della nuova commessa. Attraverso Consip potrebbero essere acquistati altri mezzi dalla Industria Italiana Autobus che produce in Turchia. Ma alcuni consiglier­i M5S pressano per il boicottagg­io.

Soppressio­ni e ritardi Saltate ogni giorno 4.000 corse. Ritardi medi di quasi mezz’ora per ogni pullman

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