L’aereo di Amelia, un mistero anche per chi trovò il Titanic
Oceano Pacifico, per Ballard non c’è traccia del relitto. Nuovi esami sulle presunte ossa dell’aviatrice
I pezzi di una vecchia nave affondata, due cappellini e una lattina. Ma nulla, nemmeno un bullone, del bimotore Lockheed Electra con il quale la 39enne Amelia Earhart e il suo navigatore Fred Noonan stavano facendo il giro del mondo ottantadue anni fa.
Uno dei più grandi misteri dei cieli continua ad essere tale. Nemmeno l’«indiana Jones» degli abissi Robert Ballard — l’oceanografo-archeologo che nel 1985 ha ritrovato i resti del Titanic — è riuscito a recuperare la benché minima traccia del velivolo sparito nel Pacifico meridionale con a bordo la famosa aviatrice statunitense. Ballard ha utilizzato la migliore tecnologia e i più moderni mezzi a disposizione, scandagliando i fondali con i robot radiocomandati, utilizzando le analisi satellitari, studiando le acque e il suolo di Nikumaroro, remoto atollo del Kiribati (Oceania).
Lo scorso agosto per due settimane — e con diversi milioni di euro a disposizione — Ballard e il suo team di specialisti hanno cercato tracce del bimotore affondato nell’estate 1937 con il supporto della nave «Nautilus» (la stessa con cui ritrovò il transatlantico). Ma senza successo, racconta il New York Times. Non un fallimento per Ballard: «Almeno ora sappiamo dove non si trova l’aereo», dice. Sarà pure vero, ma il quotidiano americano ricorda che l’oceanografo ha evitato per decenni di imbarcarsi — è il caso di dirlo — in questa missione.
Poi ha cambiato idea. Un po’ per gli studi trentennali già effettuati sull’isola dall’international group for historic aircraft recovery, un po’ per l’incontro con un ex funzionario del Dipartimento di Stato Usa che gli ha mostrato una foto del 1940 in cui, secondo alcuni analisti dell’intelligence americana, si riconosceva sul fondo del mare una forma «compatibile» con una delle ruote del velivolo di Amelia.
Quando l’aviatrice e Noonan decollarono il 2 luglio 1937 erano destinati a Howland, una striscia di terra lontana 4.100 chilometri. Durante il volo si persero le loro tracce. Un mistero che diede origine alle ipotesi più varie, dall’incidente all’affondamento fino alla missione di spionaggio finita male con Amelia catturata e giustiziata dai giapponesi.
L’unica certezza per ora risiede in alcune ossa ritrovate nel 1940 proprio nell’isola di Nikumaroro: un’analisi dell’anno scorso di Richard Jantz, dall’università del Tennessee, ha rivelato la forte somiglianza con Amelia Earhart.
Una risposta, forse definitiva, potrà arrivare dall’esame del Dna che ha chiesto Erin Kimmerle, antropologa forense dell’università della Florida del Sud, stando a un documentario di National Geographic.
Mentre la scienza cerca di chiarire l’origine di quelle ossa, Ballard promette di non fermarsi qui con le ricerche. «L’aereo esiste — dice —, non è il mostro di Loch Ness, prima o poi sarà trovato».