Storia (non triste) di Michel, ragazzo con il cuore in valigia
La scrittrice Silvia Avallone, su 7 domani in edicola, si fa giornalista per raccontare la storia vera di Michel, 18enne friulano, che dal 2017 vive in ospedale con un cuore artificiale in una valigetta. In attesa di trapianto. Qui sotto i primi passaggi dell’articolo che trovate, integrale, sul magazine.
Michel porta in giro il suo cuore in una valigetta nera che tiene sempre con sé. Il cuore ha cavi, batterie e persino un libretto d’istruzioni. I medici lo chiamano Hvad, i non addetti ai lavori artificiale. Michel lo apostrofa con ironia, quasi tenerezza: la macchinetta.
Gli domando se pesa. Lui sorride e mi assicura che dopo un po’ non ci fai più caso. «Semmai, il tubo che parte dalla valigia e mi arriva al petto» alza la maglietta per farmi capire. «Passa da questo foro nella pancia e ogni tanto fa male». «Ogni tanto?» interviene Rachele, la mamma. «Spesso» ammette lui controvoglia. «Va medicato sempre, ma s’infetta lo stesso. Così passo due settimane a casa a Monfalcone, le mie ferie, e mesi interi a Bologna in ospedale, la norma. E poi non posso più tuffarmi in mare, una seccatura».
La stanza in cui ci troviamo è luminosa: riceve colore e allegria dai quadri che Michel ha dipinto. C’è un disegno in particolare che mi colpisce: un cuore rosso su sfondo bianco. «Restando qui tutto il giorno, sai», Silvia Avallone, allarga le braccia, «tocca occuparsi 35 anni, autrice di bellezza». Noto di Acciaio sul comodino due tomi di
filosofia. Michel s’illumina: «Insieme alla storia e all’arte, è la mia grande passione». Come ogni suo coetaneo è presente sui social, dove si firma, come sulle tele, Michel De Castel Granito. A Internet però preferisce la lettura e il disegno. Fosse per lui, mi racconterebbe solo dei progetti di studi e di mostre che ha in mente. A 18 anni mica si tengono in considerazione gli ostacoli. Solo i desideri contano, solo vivere, conoscere, sapere. Così tocca alla mamma intervenire di nuovo: «No, Michel, dillo che se esci per una passeggiata di cinque minuti, dopo passi a letto l’intero giorno. Che mangiare, lavarti, tutto è una piccola impresa. Se no sembra che sei qui a divertirti» (...).