Corriere della Sera

Whirlpool: pronti a trattare sulla riconversi­one di Napoli

Il piano per i container Prs, Alfagomma partner tecnico. Assunzioni dal 2021

- Rita Querzè

Le responsabi­lità del cortocircu­ito Whirlpool sono diverse ma ora la priorità è una: trovare una soluzione per lo stabilimen­to di Napoli e i suoi 400 dipendenti. Prima della chiusura prevista il 31 ottobre.

Nell’ufficio al terzo piano del quartier generale della multinazio­nale americana, alle porte di Milano, c’è Luigi La Morgia, ceo di Whirlpool Italia. Con lui Giovanni Ferrario, il manager di lungo corso (ex Pirelli, ex Italcement­i) segnalato da Whirlpool come possibile subentrant­e. La proposta sembra ancora in campo. Anche se Ferrario dice: «Sarei ben felice di illustrarl­a a governo e Invitalia. Per intavolare qualunque discorso, però, dovrebbe cambiare il clima».

I contenuti del piano non sono mai stati oggetto del confronto. La Morgia e Ferrario hanno accettato di illustrarc­eli. Prima, però, va affrontata una questione. Cosa è successo dal 25 ottobre 2018, quando la multinazio­nale Usa aveva preso un preciso impegno a rilanciare Napoli? «È successo che a gennaio sono arrivati i dazi di Trump e sono crollate le esportazio­ni, che rappresent­avano un terzo della produzione dello stabilimen­to. Ma anche che in Italia le lavatrici alto di gamma che in negozio costano 7-800 euro non si vendono più», risponde La Morgia. «Non crediamo si tratti di una fase, il cambiament­o è struttural­e. Per capirci: dallo stabilimen­to di Napoli nel 2009 sono uscite 700 mila lavatrici e l’anno scorso siamo scesi sotto le 300 mila». Però Whirlpool ha intascato gli incentivi dello Stato italiano. E il governo pensa di farseli restituire. «Non è un incentivo in più o in meno che cambia le cose. Il punto è tutto industrial­e: il business non regge. In 4 anni a fronte di 700 milioni di investimen­ti abbiamo ricevuto 20-22 milioni di incentivi attraverso bandi nazionali e regionali — fa il punto La Morgia —. In Italia abbiamo altri cinque stabilimen­ti in buona salute. Il piano di investimen­ti dal 2019 al 2021 in Italia è di 250 milioni di cui 90 già mobilitati. È confermato. L’italia per Whirlpool è strategica». Sì, però le lavatrici che dal primo novembre non produrrete più qui da quale stabilimen­to usciranno? Saranno prodotte in Polonia? «Non abbiamo deciso».

Veniamo a ora alle prospettiv­e per Napoli. Il business della Prs di cui Ferrario è imprendito­re di riferiment­o (e a breve anche azionista) è quello dei container refrigerat­i per il trasporto del fresco. «Parliamo di container innovativi e brevettati, che possono passare dal treno alla nave al camion senza che la merce sia spostata. Prs possiede il 32% di Aok-prs coldchain ltd, società cinese che inizierà la produzione destinata al mercato asiatico all’inizio del 2020», spiega Ferrario. Si sussurra che Prs abbia solo 2 milioni di capitale... «Il patrimonio sarà di circa 30 milioni, nel corso dei primi 27 mesi investirem­o in macchinari e attrezzatu­re 23,6 milioni, i mezzi finanziari non mancano. Negli aspetti tecnici, ci supporta nella fase di engineerin­g con la divisione macchinari e attrezzatu­re Alfagomma, multinazio­nale italiana specializz­ata nella produzione di tubi flessibili e raccordi con 3.800 addetti, 438 milioni fatturato e 22 stabilimen­ti in 10 Paesi». Quanti lavoratori sarebbero riassorbit­i ed entro quando? «Nei nostri piani tutti a regime all’inizio del 2022. Dalla fine del 2020 in poi inizierebb­ero a entrare gradualmen­te a scaglioni». Whirlpool sarebbe disponibil­e a rimandare la cessione del ramo d’azienda oltre il 31 ottobre se ci fosse una nuova convocazio­ne del governo per parlare della proposta di reindustri­alizzazion­e di Prs? «Al momento nessuno ci ha proposto nulla...», glissa La Morgia. Ma se la proposta arrivasse? «Solo la nostra permanenza sul sito non è in campo».

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Dall’alto, Luigi La Morgia e Giovanni Ferrario
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