Ossessionate dalla bellezza
La regista Amoruso: «Il narcisismo è la realtà di oggi Indago sulle ansie di aspiranti modelle e influencer»
sembrata la storia più paradigmatica: quattro donne della stessa famiglia, unite dalla ricerca di affermazione di sé attraverso la bellezza». L’altra faccia, in un certo senso, di Chiara Ferragni. Unposted. Una su mille ce la fa. Per una Chiara che raggiunge un enorme successo ce ne sono tantissime per cui la ragione di vita diventa inseguire il sogno.
«Cristina è una novella Anna Magnani, all’ennesima potenza – spiega Amoruso –. Quel desiderio l’ha moltiplicato per tre, sulle figlie, e anche su se stessa. Come fosse una sua rivalsa. Prima molto sottomessa alla madre, poi, adulta, ha cresciuto le sue ragazze scegliendo per loro una vita tra casting, sfilate, eventi» Ora che sono grandi li fa anche lei i concorsi, balla la pole dance, si presenta ai provini.
«Da un lato inquieta, dall’altro pone molte domande anche struggenti, sulle pressioni nella rincorsa del successo che per molte donne passa ancora attraverso l’apparenza, il corpo». Il doc è frutto di cento ore di girato, realizzate nel 2018, prima di essere chiamata per Chiara Ferragni Unposted. «In comune tra le due storie c’è il tema del narcisismo che domina questa società. Lì una ragazza con grande talento per la comunicazione che si ritrova star della moda con la determinazione necessaria a costruire un impero economico. Qui ragazze in cerca di conferme, con il bisogno di essere accettate prima di tutto dalla madre».
In quanto a lei, la regista, classe 1981, ha sperimentato, dopo molti elogi per i primi documentari (Fuoristrada, Strane straniere), diverse critiche per il doc su Ferragni. «Me le aspettavo più per l’argomento che per il film, ma sono contenta di aver accettato la proposta. Il fenomeno degli influencer è il paradigma di enorme cambiamento sociale di fronte ai nostri occhi. E sono felice del successo (1.600.000 euro d’incasso in 3 giorni, ndr), il suo pubblico non è stato solo virtuale».
Ora Elisa Amoruso è sul set del primo film di finzione, dopo averne sceneggiati altri. «S’intitola Maledetta primavera, l’ho scritto con Paola Randi e Eleonora Cimpanelli. Un romanzo di formazione con toni da commedia, autobiografico. Lo giro addirittura nel quartiere dove sono cresciuta, alle spalle di Cinecittà. È ambientato nel 1989. Al centro una ragazzina di 13 anni, Nina, con un rapporto conflittuale con la madre, Micaela Ramazzotti, che ha sposato un uomo divertente, Giampaolo Morelli, ma pasticcione. Ricalcato su mio padre».
d Mi aspettavo le critiche per il film su Chiara Ferragni Lei è una star, ora racconto ragazze che hanno bisogno di essere accettate