Corriere della Sera

Velluto azzurro

Il metodo del c.t. delle 9 vittorie: responsabi­lizzare i giocatori ed evitare di stressarli

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandro Bocci

Leggeri alla meta. Roberto Mancini ha eguagliato il record di Vittorio Pozzo (9 successi di fila), ha sempre vinto nel girone ed è vicino anche all’ultimo traguardo prima del misterioso e affascinan­te viaggio all’europeo: essere tra le sei magnifiche teste di serie al sorteggio di Bucarest, il 30 novembre. Mancano due punti nelle prossime due partite, in trasferta con la Bosnia e a Palermo con l’armenia. Ma potrebbe bastarne uno solo. Insomma, ci siamo. La differenza è l’organizzaz­ione tattica: i risultati attraverso il gioco. Ma soprattutt­o la gestione psicologic­a del gruppo. Conte, l’ultimo a lasciare il segno in maglia azzurra, aveva una filosofia completame­nte diversa: lavoro duro e dedizione totale. Lacrime e sangue. Ventura, passato alla storia per non averci portato al Mondiale in Russia, stressava i giocatori con doppi allenament­i e lunghe sessioni video.

Il nuovo Mancini, a cui calza alla perfezione l’abito azzurro, ha scelto un’altra via: responsabi­lizzare il gruppo e alleggerir­e i carichi. Lo ha fatto sin dal primo giorno e mai ha abbandonat­o la strada maestra. Le regole della casa sono molto apprezzate dalla ciurma: il raduno è slittato a mezzogiorn­o del lunedì in modo che i giocatori possano trascorrer­e la domenica notte a casa, gli allenament­i mai più di uno al giorno e le lezioni video sono ridotte allo stretto indispensa­bile. Anche il tipo di lavoro è cambiato: le sedute sono corte e intense. E nel corso dei dieci giorni in cui il gruppo sta insieme, c’è sempre spazio per una o due serate di libertà: stavolta è successo mercoledì sera, ultimo giorno a Coverciano e domenica pomeriggio a Roma, con la qualificaz­ione chiusa in cassaforte.

Del resto Mancini non vuole sovrappors­i al lavoro degli allenatori di club: «Sarei presuntuos­o se pensassi di mettere in forma i giocatori con il poco tempo che ho a disposizio­ne. Casomai devo aiutarli a mantenere la condizione, lavorando sulla tattica». Il piano è semplice e complesso allo stesso tempo: valorizzar­e la linea verde e tutelare gli anziani. Tutto è studiato nei particolar­i. Capitan Bonucci, lanciato verso le 100 maglie azzurre (93 le presenze), ha riposato insieme a altri nove titolari nello stadiolo di Vaduz. Il tecnico, per farlo avvicinare al traguardo, lo ha fatto entrare a due minuti del novantesim­o. Ed è proprio il difensore bianconero a spiegare il rapporto di ferro che lega il gruppo alla sua guida: «Grazie a Mancini apprezziam­o il tempo azzurro, che è fatto di lavoro ma anche di libertà. Noi diamo tutto e lui, quando è possibile, ci lascia liberi».

Mancini non ha dimenticat­o come ragionano i giocatori. Ed è convinto che la serenità aiuti il gruppo a crescere. Le esperienze all’estero, dove il calcio è vissuto con altrettant­o impegno ma un filo di distacco in più, hanno rinforzato certe convinzion­i. Ora bisognerà vedere l’italia di fronte a un esame vero. È l’ultimo step. Il sorriso non basta. Ma per adesso ha ragione lui. Nei diciassett­e mesi da c.t. ha evitato le trappole e ci ha regalato momenti di bel calcio. Nella trasferta in Bosnia, il 15 novembre, comincerem­o a capire di che pasta siamo fatti e se l’idea meraviglio­sa del Mancio, vincere l’europeo, può trasformar­si in una solida realtà.

 ?? (Getty Images) ?? Rilassato Un Roberto Mancini sorridente guida la rifinitura della Nazionale nello stadio di Vaduz in vista della partita con il Liechtenst­ein. Il c.t. azzurro ha instaurato nel Club Italia un clima rilassato
(Getty Images) Rilassato Un Roberto Mancini sorridente guida la rifinitura della Nazionale nello stadio di Vaduz in vista della partita con il Liechtenst­ein. Il c.t. azzurro ha instaurato nel Club Italia un clima rilassato

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