«Transgender»: la Iaaf elenca i farmaci per chi vuole restare donna-atleta
Per replicare alle furibonde polemiche che la stanno investendo, la Iaaf, la Federazione internazionale di atletica leggera, ha messo ieri nero su bianco in 20 pagine le «regole di ingaggio» nelle gare internazionali per i soggetti «transgender» di sesso femminile.
Atlete come Caster Semenya, sia che «dichiarino» la loro condizione, sia che vengano individuate dai medici federali, potranno gareggiare solo dopo aver mantenuto per 12 mesi il livello di testosterone in circolo sotto le 5 nmol/ L. La Iaaf elenca i 10 farmaci consigliati (estrogeni o agenti bloccanti) e i loro dosaggi senza nascondere i (pesanti) effetti collaterali — tra cui cancro, trombosi, scomparsa della libido, osteoporosi — precisando che le spese per gli esami di autocontrollo (da effettuare tramite cromatografia
liquida e spettrometria di massa, costose e inesistenti in molti Paesi in via di sviluppo) saranno a totale carico dell’atleta.
Cosa succede a chi verrà trovato con i valori fuori norma in competizione? «Costui verrà privato — scrive la Iaaf — di titolo, medaglie ed eventuali record ma con procedura di assoluta discrezione». Come si possa strappare un oro olimpico o mondiale conquistato sul campo «con assoluta discrezione» la federazione non lo precisa.
Al capitolo 1.22 del Regolamento, i federali si preoccupano di spiegare che ai farmaci le atlete possono affiancare «interventi chirurgici affermativi di genere» al viso, al seno e agli organi genitali che le renderanno più accettate.