Corriere della Sera

Barricate, scontri e feriti: la battaglia di Barcellona

Sciopero (pacifico) degli indipenden­tisti. Ma i violenti incappucci­ati accendono gli scontri

- di Andrea Nicastro

Gas lacrimogen­i e proiettili di gomma contro i manifestan­ti che avevano costruito barricate e lanciato oggetti contro gli agenti. Continuano i disordini a Barcellona dopo la condanna dei leader secessioni­sti. In Spagna — viste le tensioni — è stato deciso di rinviare la partita Barcellona-real.

Lo sciopero indipenden­tista di ieri è riuscito, pacifico e massiccio come nella tradizione del «catalanism­o», ma nella notte la faccia violenta, inedita, incontroll­abile del movimento secessioni­sta è tornata a bruciare cassonetti e tenere la città in ostaggio della paura.

La polizia ha parlato di scontri duri. Una decina gli arresti e 35 i feriti in un corteo parallelo a quello ufficiale. I testimoni dicono si tratti di «studenti», «antisistem­a», comunque incappucci­ati, mascherati e armati di mazze, biglie d’acciaio, acido e bottiglie molotov. Gli agenti in tenuta anti sommossa hanno risposto con gas lacrimogen­i e proiettili di gomma. Le azioni sono ormai criminali, ma la matrice resta quella indipenden­tista e porta discredito a tutto il movimento.

Per sicurezza è stata chiusa la Sagrada Familia, la basilica di Gaudí, e rinviato il «Clasico», il derby di Spagna tra Barcellona e Real Madrid. Il Barça avrebbe voluto giocare, perché convinto del «civismo» del suo pubblico, ma ha accettato la decisione senza polemiche. Sei crociere hanno cambiato rotta. Molte ambasciate consiglian­o di evitare la città.

I Mossos d’esquadra, i poliziotti catalani, sono gli osservati speciale di queste notti. Erano stati accusati di complicità nel referendum del 2017, ma nella gestione di questi disordini non sembrano concedere alcun trattament­o di «favore catalanist­a».

La polizia ha tentato di rendere difficile il coordiname­nto dei violenti chiudendo la piattaform­a «Tsunami democratic» che attraverso Telegram sorprendev­a le forze dell’ordine. Si dice che tra gli ideatori dello Tsunami ci fosse lo stesso Carles Puigdemont che ieri si è presentato in un commissari­ato belga per rispondere al mandato di arresto internazio­nale che la Spagna ha emesso contro di lui. La polizia gli ha lasciato libertà di movimento. Puigdemont ha tre gradi di giudizio a disposizio­ne prima di essere estradato.

Non è bastato a fermare le violenze neppure il silenzio glaciale cha ha incapsulat­o il successore di Puigdemont, Quim Torra. Il nuovo President secessioni­sta ha sostenuto che l’unica via d’uscita è una nuova conta popolare. Magari non proprio un referendum come quello del 2017, nato illegale e finito con le condanne di lunedì. Basterebbe­ro, secondo Torra, normali elezioni amministra­tive che tutto il mondo dovrebbe però considerar­e alla stregua di un plebiscito pro o contro la secessione. Un esperiment­o del genere è stato già tentato senza esito, ma Torra insiste. Dalla sua stessa maggioranz­a nessun applauso. La Barcellona per bene sta capendo che la priorità è fermare i vandali, non eccitarli con altre promesse. Centinaia di feriti, arresti, cassonetti in fiamme e decine di auto «vittime collateral­i» di cinque notti di follia distruttiv­a sono un bilancio inaccettab­ile per l’immagine di Barcellona, sia come meta turistica, sia come soggetto politico.

Il direttore del quotidiano cittadino, La Vanguardia, ha cancellato ogni alibi a quei leader secessioni­sti che sembrano aver perso il senso del limite in uno Stato democratic­o. «A preoccupar­e di più — scrive Marius Carol — non è chi appicca il fuoco, ma chi è disposto a giustifica­rlo».

Le cinque «marce per la libertà» dei sindacati hanno riempito la città di giorno. La marea umana sul grande viale della Meridiana ha dimostrato ciò che si sa da almeno 7 anni: l’indipenden­tismo ha

Niente calcio Rinviata d’autorità l’attesissim­a partita tra Barcellona e Real Madrid: troppi rischi

Il «ricercato» Puigdemont si è recato in un commissari­ato belga per rispondere al mandato di arresto

un seguito popolare impression­ante. Circa la metà della popolazion­e catalana. Nella notte però, anni di recriminaz­ioni, muro contro muro, accuse e contro accuse hanno acceso la violenza di centinaia di giovani. Tocca alla politica conciliare desideri diversi, altrimenti, prima o poi, qualcuno fa le barricate.

 ??  ?? Manifestan­ti con la bandiera dell’indipenden­za catalana durante gli scontri con la polizia lungo le strade di Barcellona
Manifestan­ti con la bandiera dell’indipenden­za catalana durante gli scontri con la polizia lungo le strade di Barcellona
 ??  ?? Cinque cortei Centinaia di esteladas, bandiere catalane, nelle strade di Barcellona ieri: è stato il quarto sciopero generale in due anni, per il processo di indipenden­za nazionale
Cinque cortei Centinaia di esteladas, bandiere catalane, nelle strade di Barcellona ieri: è stato il quarto sciopero generale in due anni, per il processo di indipenden­za nazionale
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