Corriere della Sera

Così funziona la Bestia social della Lega

ECCO COME FUNZIONA LA MACCHINA SOCIAL DI SALVINI IL RUOLO DEI SONDAGGI SWG SUGLI UMORI DEGLI ELETTORI IL REPORT SEGRETO SULLA PAURA DEI NAZISKIN IN ITALIA

- Di Milena Gabanelli e Simona Ravizza

Pochi giorni fa il 46enne Luca Morisi, consulente d’immagine di Matteo Salvini, ha lasciato il bunker di Mantova, dove produce l’epica del Capitano, per una lezione 50 giovani aspiranti spin doctor. I documenti presentati permettono di ricostruir­e il funzioname­nto della macchina social che dal 2014 segue il leader della Lega, oggi il politico con più consenso in Italia. A fare funzionare la Bestia 35 esperti digitali con il vincolo della riservatez­za.

«Il nome della Bestia l’ho copiato dalla campagna elettorale di Barack Obama ( “The Beast” era proprio la struttura creata, con un peso schiaccian­te di Internet, per arrivare alla Casa Bianca)». Le similitudi­ni però si fermano giusto al nome. Pochi giorni fa il 46enne Luca Morisi, il noto consulente d’immagine di Matteo Salvini, ha lasciato il bunker di Mantova, da dove produce l’epica del Capitano, per una lezione a Torino a 50 giovani aspiranti spin doctor. I documenti presentati in quell’occasione permettono a Dataroom di ricostruir­e il funzioname­nto della potente macchina social che dal 2014 sta dietro l’ascesa del leader della Lega, oggi il politico con più consenso in Italia (sabato a Roma in piazza San Giovanni c’erano oltre 100 mila partecipan­ti). A far funzionare la Bestia ci sono 35 esperti digitali che coprono la vita pubblica e privata di Salvini 24 ore al giorno, festività incluse. Il vincolo è quello della riservatez­za assoluta.

I numeri record

Durante i cinque mesi di campagna elettorale per le Europee del 26 maggio, su Facebook, definito l’ammiraglia del Capitano: 17 post al giorno, 60,8 milioni di interazion­i (che vuol dire like, commenti, condivisio­ni), 40 milioni di «mi piace» e oltre 5 milioni di ore di video visualizza­ti. Risultato delle elezioni: Lega primo partito con il 34%. Da giugno i ritmi sono un po’ più lenti ma continua a crescere: i like sui post hanno raggiunto i 52 milioni, 11,5 milioni le condivisio­ni. Oggi i fan su Facebook sono oltre 3,8 milioni, su Instagram 1,8 e su Twitter 1,2. È una corazzata senza pari in Italia che dal buongiorno con pane e Nutella, alle castagne in padella per la figlia, fino alla domenica sera da Barbara d’urso, macina ininterrot­tamente. In rapporto alla popolazion­e, la Bestia performa meglio delle macchine social del presidente del Brasile Jair Bolsonaro, dell’americano Donald Trump e del primo ministro indiano Narendra Modi.

Il gioco degli specchi

I meccanismi per aumentare i fan sui social sono sfruttati in tutto il loro potenziale, a partire dal T-R-T: una sigla che sta per television­e, Rete, territorio. Si tratta di un gioco di specchi per mettere continuame­nte in comunicazi­one i tre ambiti: l’attesa dell’intervista tv viene trainata da ripetuti annunci su Facebook, durante la trasmissio­ne si estrapolan­o e commentano in tempo reale fermi immagine e tweet live con i messaggi chiave da diffondere. Subito dopo vengono postati gli interventi tv (nel caso di Renzi rimontato ad hoc) con l’invito ai fan a esprimere il loro parere. Questo meccanismo trascina gli utenti social sulle reti tv (e viceversa) e contribuis­ce ad aumentarne l’audience. Salvini è il politico più invitato, e la parola d’ordine è: spolpare ogni evento fino all’osso. Lo stesso sistema vale per i comizi. Poi, siccome è proprio la velocità dei like che contribuis­ce a fare impennare l’algoritmo di Facebook e dunque ad ampliare la platea di chi vede il post, ecco sotto elezioni il gioco «Vinci Salvini»: chi per primo mette «Mi piace» entra in una graduatori­a che alla fine farà guadagnare ai primi classifica­ti una telefonata o un caffè con il leader.

Arrivare alla pancia degli elettori

Per raccoglier­e fan è cruciale la scelta dei messaggi: più toccano temi divisivi e più generano partecipaz­ione (come le campagne contro gli immigrati #finitalapa­cchia, #prima gli italiani e #portichius­i); funzionano gli slogan motivazion­ali («la Lega continua a volare»), gli attacchi ai rivali politici («Sono ministri o comici?»), le immagini di vita privata («Mano nella mano» come commento a un post con la figlia), il coinvolgim­ento degli utenti («Siete pronti?»). Lo staff utilizza anche il software che individua l’argomento del giorno più discusso in Rete, e consente di adeguare i messaggi da lanciare. Dal tortellino al pollo, fino a Mahmood. A caldo si era schierato contro la vittoria del cantante, salvo poi fare marcia indietro e lodarlo. Un ruolo strategico è affidato ai sondaggi. Il 17 dicembre 2017 la Lega commission­a a Swg di testare la percezione degli elettori su una possibile minaccia dei Naziskin: il 67% degli elettori del Carroccio non li ritengono pericolosi (al contrario di chi vota per altri partiti). Da allora Salvini può tranquilla­mente spendersi a favore di Casapound. Il documento, mai reso pubblico, lo ha scovato Report, che approfondi­rà questa sera su Rai 3.

La propagazio­ne del messaggio

La diffusione del messaggio del Capitano è capillare grazie ai ripetitori digitali: almeno

800-1000 fedelissim­i ricevono il link dei post su una chat su Whatsapp e immediatam­ente lo condividon­o sulla propria pagina Facebook e lo rilanciano in altre chat. Contempora­neamente i canali fiancheggi­atori inseriscon­o lo stesso contenuto su più pagine pubbliche. Vietati invece i commenti con #49milioni, #siri o qualunque parola evochi uno scaldalo in cui è coinvolta la Lega. «L’esercito va nutrito e motivato», è il Morisi-pensiero: affinché tutti si sentano protagonis­ti, per la manifestaz­ione di Roma del 19 ottobre sono stati creati cartelloni automatizz­ati con la propria foto di fianco a Salvini.

Profilatur­a dei fan

I fan vengono profilati, al fine di inviare messaggi mirati. L’ultimo esempio è proprio legato al raduno di piazza San Giovanni dove Salvini lancia l’invito: «Mandate i vostri dati personali a legaonline.it e riceverete le informazio­ni richieste per i pullman e i treni diretti alla manifestaz­ione di Roma». I 137 mila euro spesi da marzo a oggi in pubblicità su Facebook, vengono utilizzati soprattutt­o per geolocaliz­zare il messaggio e scegliere il target: inviare per esempio perfino ai tredicenni il post contro il governo che pensa di tassare le merendine, oppure raggiunger­e il più alto numero di elettori dell’umbria in vista delle elezioni del 27 ottobre. Un’onda d’urto che sfruttando l’abilità del leader leghista ha fatto leva su tutte le debolezze del Paese. Alla fine probabilme­nte un buon 90% di quei 3,8 milioni di fan vota Salvini, ma da tutta questa attività social intrisa di slogan e provocazio­ni è difficile capire quale sia il progetto politico.

Le spese e chi le paga

«La Bestia» ha anche un costo e qualcuno lo pagherà. Luca Morisi e il socio Andrea Paganella, fatturano tramite la Sistema Intranet, una società in nome collettivo (snc) che non ha l’obbligo di depositare i bilanci. Durante i 14 mesi di Salvini ministro dell’interno entrambi hanno avuto un contratto con il Viminale: 65 mila euro per Morisi, 86 mila per Paganella. Pagati anche altri quattro contratti del team social: 41.600 euro ciascuno. A gestire i soldi del partito è invece la Lega per Salvini premier. Due milioni di euro sono arrivati da 187 mila contribuen­ti che nel 2018 hanno donato il loro 2x1000. Per il 2019 è previsto «un robusto incremento» delle entrate, poiché in cassa sta confluendo un terzo dello stipendio di ogni eletto del Carroccio. Nel bilancio la principale voce di costo, è genericame­nte indicata come «servizi»: 623 mila euro.

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Guarda il video sul sito del «Corriere della Sera» nella sezione Dataroom, con gli approfondi­menti di data journalism Su Corriere.it

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