Corriere della Sera

È finita la «Justin mania» Ma Trudeau può resistere anche se vince l’insipido

Alleanza con altri partiti per fermare il conservato­re Scheer

- di Michele Farina

Chi sceglierà oggi il Canada tra l’insipido e il Bisteccone, il nuovo e l’usato, lo sfidante che non twitta e «il premier Instagram»? Fino all’ultimo i sondaggi li hanno dati testa a testa: al 32% i conservato­ri guidati da Andrew Scheer, che i suoi stessi compagni descrivono come tranquillo (quasi) fino alla noia. I liberali del primo ministro uscente, quel Justin Trudeau con la faccia da eterno ragazzo e i calzini fantasia, sono dietro con il 31%, seguiti dai Nuovi Socialdemo­cratici (NPD) di Jagmeet Singh col 20%. E proprio l’appoggio dell’npd, che ha escluso una coalizione con i conservato­ri, dovrebbe mantenere al governo Trudeau, anche nel caso in cui Andrew (detto «il blando») dovesse risultare primo questa sera con un vantaggio ristretto.

Trudeau perde, Trudeau resta in sella: a meno di scossoni imprevisti, sembra lo scenario più probabile per il secondo Paese più vasto del mondo. Difficile che un partito la faccia da padrone dopo una maratona che vede 27 milioni di elettori chiamati alle urne, sparsi in sei fusi diversi (con il maggiorita­rio uninominal­e secco). La Camera conta 338 parlamenta­ri e nessuno dovrebbe godere di una maggioranz­a assoluta. Trudeau l’aveva ottenuta con il trionfo del 2015, dopo dieci anni di governo conservato­re, presentand­osi come il volto giovane della politica canadese. Non è più così: anagrafica­mente, i quarantenn­i Scheer e Singh hanno sette anni meno di lui. Politicame­nte, «Justin il bello» ha aggiunto un bel po’ di rughe al suo identikit. Nel 2015 fu cruciale il sostegno dei giovani con meno di 35 anni: il 37% tifava per Trudeau (il 28% oggi). Allora il leader liberale aveva attirato i millennial promettend­o (tra l’altro) marijuana libera e tosta politica ambientali­sta. Prima promessa mantenuta, seconda così così: in questi anni il suo governo ha usato 4,5 miliardi di dollari per comprare un oleodotto dall’alberta al Pacifico (cosa che nell’ultimo comizio a Vancouver molti ragazzi gli hanno rinfacciat­o). All’inizio del 2019 l’ex ministra della Giustizia ha accusato «il premier che piaceva alle donne» di bullismo politico, per aver cercato di indirizzar­e su binari morbidi un’inchiesta su una grande impresa canadese. Un mese fa, le foto delle feste in cui il giovanissi­mo Justin si era truccato il volto per fare la parte del «nero» l’hanno costretto a scuse imbarazzat­e.

Un vero nero, Barack Obama, su Twitter ha invitato i canadesi a votare per Trudeau. E pazienza se la «Justin Mania» è finita da un pezzo. Loraina Martel, infermiera ventunenne di Montreal, parlando al New York Times sintetizza un sentimento condiviso: «Voterò per lui, perché è il meno peggio».

Certo meglio di Maxime Bernier, fondatore del Partito del Popolo Canadese, ex ministro dell’industria che vuole buttare nel cestino il multicultu­ralismo e bolla come «isteriche» le politiche sul clima. Pure i conservato­ri di Scheer consideran­o Mad Max (il soprannome che si è dato Bernier) un pericolo. Intanto zitto zitto, Andrew il Blando supera sulla carta degli ultimi sondaggi il re dei selfie. Nei dibattiti, Justin gli ha rinfacciat­o le posizioni abortiste e l’ammissione che se diventerà premier abolirà subito la carbon tax. Il suo partito lo dipinge come «un uomo comune», anche se sta in Parlamento dall’età di 25 anni. L’ex ministro conservato­re John Baird mette in guardia dal sottovalut­arlo, con una metafora da barbecue: «Andrew non è il fumo, ma la bistecca».

 ??  ?? Premier Justin Trudeau, 47 anni, leader dei Liberali: nel 2015 ottenne la maggioranz­a assoluta in Parlamento. Potrebbe restare al governo anche se sconfitto, grazie all’appoggio di altri partiti (Valerie Blum/epa)
Premier Justin Trudeau, 47 anni, leader dei Liberali: nel 2015 ottenne la maggioranz­a assoluta in Parlamento. Potrebbe restare al governo anche se sconfitto, grazie all’appoggio di altri partiti (Valerie Blum/epa)

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