Corriere della Sera

«Era sensibile» Il dolore degli amici

- M . Ga.

Raccontano Federica e Marco, due compagni di scuola, che Erika era cambiata. «In classe era sempre più cupa, taciturna, e alla fine non apriva libro — ricordano —. Era intelligen­te, sensibile, buona e disponibil­e con gli altri, ma sembrava turbata da qualcosa». A Livorno, negli ultimi tempi, la incontrava­no spesso in piazza Attias, centro città, ma anche luogo di spaccio. «E i suoi amici non ci piacevano affatto», dicono i due ragazzi. Voci, perché non solo Erika non era stata segnalata come tossicodip­endente, ma né i vicini di casa e tantomeno i genitori sospettava­no che avesse avuto qualche esperienza con alcol e droga. Erika viveva con babbo Daniele, dipendente di una società per la manutenzio­ne di ascensori, mamma Barbara, casalinga e il fratello maggiore Samuele di 20 anni, anche lui studente, in una zona periferica della città. «Una famiglia perbene — dicono i vicini — sognavano per la figlia un diploma e magari anche una laurea». Finita la scuola dell’obbligo Erika aveva frequentat­o l’istituto profession­ale Orlando, ma dopo un inizio positivo i risultati scolastici erano precipitat­i e a poco era servito il cambio di indirizzo. Allora i genitori l’avevano iscritta prima in un istituto parificato e infine al Centro studi Bellini, scuola privata specializz­ata nel recupero degli anni scolastici. «Devi prendere almeno il diploma, sei una ragazza intelligen­te, devi solo applicarti», le diceva la mamma. «Sentire la notizia in tv è stato un choc — racconta la responsabi­le della scuola —, era una ragazza gentile e con nessuna apparente deviazione. Era seguita dalla famiglia, la mamma veniva spesso a parlare con noi, ci sembrava tutto normale».

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