Corriere della Sera

«Finita l’era del direttore-leader: la democrazia aiuta l’orchestra»

Il maestro Nelsons: Karajan sbagliava, nella musica serve il confronto

- Enrico Parola

Probabilme­nte in musica classica due indizi non fanno una prova, ma se la migliore orchestra americana oltre alla Chicago e una delle più antiche e prestigios­e al mondo lo hanno voluto come guida stabile non può non significar­e che Andris Nelsons sia uno dei massimi direttori viventi. Tra i quarantenn­i solo Petrenko gode delle stesse attenzioni. Il maestro lettone è dal 2014 direttore musicale della Boston Symphony e dal 2018 kapellmeis­ter alla Gewandhaus di Lipsia, 21° nome di una schiera in cui figurano Mendelssoh­n, Furtwängle­r, Chailly.

E mentre la maggioranz­a dei suoi colleghi ha alle spalle trascorsi pianistici (meno frequenti i violinisti e i violoncell­isti), lui è l’unico ad aver impugnato una tromba prima della bacchetta. «In realtà i miei genitori mi avevano avviato al pianoforte — racconta Nelsons —. Ero rimasto folgorato dalla musica a cinque anni, quando i miei mi portarono a vedere il Tannhäuser. Però quando, undicenne, ascoltai alcune melodie celebri arrangiate per ensemble di ottoni mi si aprì un mondo nuovo: iniziai a trascriver­e per giocare con quei timbri magici e volli imparare a suonare la tromba». L’ha suonata per anni

nell’orchestra dell’opera di Stato, di cui nel 2003 è diventato direttore. «Il passaggio al podio? Quando suonai per la prima volta il Titano di Mahler: mi ritrovai avvolto da suoni inauditi, colori e timbri creati dagli altri strumenti avevano un effetto ipnotico, capii che l’orchestra era lo strumento ideale per comunicare la mia percezione della musica».

Blumine, movimento che Mahler tirò fuori da quella sua prima sinfonia, è uno dei brani che Nelsons ha scelto per il tour con la Gewandhaus: stasera

e mercoledì sono a Lugano Musica con Rudolf Buchbinder e Gautier Capuçon. «Sono utili le tournée: cambiano pubblico, ambienti e caratteris­tiche acustiche delle sale, così l’orchestra deve rendere ancor più evidente la propria identità, che nel caso di Lipsia è ricca di una storia e di una tradizione incomparab­ili; per me è un sogno far musica con orchestre che hanno un suono inconfondi­bile, un modo di declinare il più universale dei linguaggi».

Nelsons ha capito l’universali­tà della musica «quando

Dittatura

«Quando studiavo in Lettonia i libri seguivano le linee del partito comunista»

studiavo in Lettonia e tutti i libri seguivano le linee dettate dal partito comunista; ma anche se i testi davano un certo significat­o alle sinfonie di Shostakovi­ch o Beethoven, i messaggi che quelle note ci suggerivan­o erano ben diversi: capivamo che nulla poteva impedire alla musica di comunicare la sua verità».

È ciò che cerca di fare anche lui: «Anche se sono sul podio non mi considero un leader: il leader è sempre e solo il compositor­e. Karajan diceva che la democrazia non aiuta nell’esercito e nella musica, ma penso che non sia più il tempo del direttore-dittatore; se gli orchestral­i suonassero in un certo modo solo perché glielo impongo ne risultereb­be un’esecuzione misera e banale, devono suonare in un certo modo perché, confrontan­dosi con me, sono convinti che quello sia il vero pensiero dell’autore».

Dopo essersene distaccato per i troppi impegni, da un paio d’anni ha ripreso a suonare: «Hakan Hardenberg­er, un grandissim­o virtuoso, mi ha regalato una sua tromba e non potevo chiudere in un cassetto un dono così prezioso. Tra una tournée e una prova qualche squillo me lo concedo con enorme piacere».

 ??  ?? Bacchetta Andris Nelsons, nato in Lettonia 40 anni fa, è l’unico direttore d’orchestra ad aver impugnato una tromba prima della bacchetta
Bacchetta Andris Nelsons, nato in Lettonia 40 anni fa, è l’unico direttore d’orchestra ad aver impugnato una tromba prima della bacchetta

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