Inter, show e amnesie
Perfetta per 70 minuti, poi rischia grosso ma il 7° successo la riporta a -1 dalla Juve
REGGIO EMILIA Quella con il Sassuolo è la vittoria della nuova Inter sulla vecchia, pazza e perdente, riemersa da un recente passato per strappare l’anima alla giovane creatura di Antonio Conte e riportarla nell’inferno dell’instabilità. Settanta minuti di calcio spettacolare, suggellato dalle doppiette della coppia Lukaku e Lautaro, e il confortevole vantaggio di tre gol, non sono bastati per evitare un finale di sofferenza e ansia. Il 7° successo su 8 partite è la reazione giusta a infortuni pesanti, la ripartenza cercata da Conte dopo le sconfitte contro Barça e Juve, è cemento importante per il 2° posto in classifica, è pure la miglior risposta ai bianconeri, davanti sì ma appena di un punto: non si scappa.
La vittoria però è macchiata da un piccolo tradimento della squadra a Conte, rinomato e temuto per riuscire a tenere sempre tutti sul pezzo. L’ex c.t. debilitato dalla febbre, è uscito quasi afono dal Mapei Stadium. Alle urla in campo, per un finale sciagurato in cui dall’1-4 si è passati al 3-4 nel giro di 8 minuti, è seguita la durissima reprimenda nello spogliatoio: non deve accadere mai più.
Conte lavorerà per spazzare via il blackout degli ultimi 20 minuti in cui il Sassuolo è risalito fino a un soffio dal pari, può gioire però per la prova di potenza mostrata prima. Come spesso accaduto in campionato (Juve e derby a parte), l’inter è stata straripante nel primo tempo. Ha aperto l’avversario in ogni zona del campo: in mezzo con le continue verticalizzazioni dei difensori a cercare Lukaku e Lautaro, sulle fasce con un martellante Candreva. Il gol del Toro argentino, dopo appena un minuto, ha indirizzato il match. Il raddoppio fallito dallo stesso Lautaro poco dopo lo avrebbe chiuso e invece l’inter s’è fatta infilare da Berardi. Il pareggio non ha cambiato niente, ha però fatto emergere Lukaku. Il belga ha squarciato la difesa con il suo movimento prediletto: ricezione e difesa della palla, aggiramento del difensore e colpo a battere il portiere. Il gigante di Conte ha fortificato il dialogo con Lautaro, imbeccandolo nell’azione da cui è nato il primo rigore, trasformato sempre dal belga. Gol non piovuti dal cielo, come il paracadutista atterrato a centrocampo sul finire del primo tempo, ma frutto di intensità, manovra e gioco. Elementi mai smarriti, nemmeno dopo la pausa, quando i nerazzurri hanno dilagato, ancora con Lautaro dal dischetto.
A quel punto l’inter s’è sdraiata sul divano con la pipa in bocca. Conte, sentendosi tranquillo, ha giustamente provato Lazaro: impresentabile. De Zerbi ha fatto i giusti cambi, i gol dei subentrati Djuricic e Boga l’hanno portato fin dove mai avrebbe osato: sulla soglia del pareggio. Sarebbe stato troppo, anche come punizione per la vecchia pazza Inter.