Corriere della Sera

Il sospetto che non sia il tecnico il problema dei rossoneri Il rischio della Juve: la leziosità

- di Mario Sconcerti

Il Milan di Pioli ha fatto un giro largo intorno a se stesso ed è poi tornato quello di Giampaolo. Le novità erano Leao e Paquetà. Sono usciti dopo un’ora sull’1-1, finiti, esauriti in 20 minuti di promesse contro un avversario impression­ato da San Siro dove aveva già preso 4 gol dall’inter. Se Pioli arriva alle stesse conclusion­i di Giampaolo vuol dire che una realtà grigia è molto vicina a questo Milan, incapace di continuità come un’acqua gasata stappata il giorno prima, pieno di mezzi buoni giocatori che spengono in fretta la metà che serve. E Leao? E il ritorno di Paquetà finalmente nel suo ruolo? Parole allungate dalla settimana di sosta. Il problema continua. La Juventus ha giocato bene la metà del tempo in cui ha tenuto il pallone, l’altra metà ha girato nel campo specchiand­osi. L’effetto Sarri rischia di trasformar­e in piccole caricature i giocatori di fantasia. Bravi e leziosi se credono il risultato tranquillo. Così rischiano di raccontars­i un’altra partita. È la sesta volta su 8 che la Juve vince con un gol di scarto, manca qualcosa nella dimostrazi­one di una superiorit­à effettiva. Che giochi meglio non c’è dubbio, che serva davvero a qualcosa di grande è ancora da dimostrare. Mi è sembrato cadere troppo nel silenzio il fallo di mano di De Ligt all’ultimo minuto. Se non conta più il pensiero personale sulla volontarie­tà, un fallo di mano in area con il braccio largo è rigore, nonostante la regola. Il fallo di Conti a San Siro appena un giorno dopo, lo conferma. È questo che alimenta sempre i dubbi: fosse successo in campo avverso sarebbe finita con la stessa tranquilla saggezza? Cresce l’inter, non sempre bella, in mezzo a una difesa stranament­e confusa, ma anche per questo brava a tenere una brutta partita. Lautaro sembra un Ibrahimovi­c tascabile, piccolo e duro, fisico e classico. Vale Higuain nel gioco dei confronti con la Juve, ed è un compliment­o per entrambi. Lukaku per un giorno si è avvicinato a Ronaldo, ma lui vale per quello che sa fare per gli altri. Non ha dribbling, non ha tecnica, è Gulliver in un paese di uomini di altre categorie. Icardi è migliore, ma Lukaku pensa agli altri. L’aiuto della sua forza è la parte migliore di Lautaro, anche questo conta. Ed è un ragazzo intelligen­te, non credo saprebbe cadere nei dispetti, sa di avere bisogno di tutti. Un fisico come il suo è fragile, deve essere curato come il cristallo. Una beffa per l’atalanta, ma Gasperini pensi a dove ha sbagliato. Nella nuova strada intrapresa serve che migliorino tutti.

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