Il sogno di Scariolo «Trasformare ancora Toronto come la Spagna»
«Favoriti Lakers e Clippers. Melli farà bene»
Che estate, don Sergio. Il 14 giugno l’anello di campione Nba, infilato da assistente allenatore dei Toronto Raptors. Il 15 settembre, a Pechino, il titolo di campione iridato da c.t. della Spagna. Eroe dei due mondi in 93 giorni, trofeo Larry O’brien e trofeo James Naismith in un colpo solo, nessuno come lui: al massimo, potrà essere eguagliato.
Sergio Scariolo, oggi si ricomincia. Con i Raptors partite da campioni in carica. Quindi favoriti?
«Non scherziamo. I sondaggi addirittura ci mettono ai limiti dei playoff. Il che però mi pare un po’ esagerato».
Avete perso il giocatore franchigia, in effetti.
«Kawhi Leonard, sì. E non solo lui. Pure Danny Green, che era fondamentale per i nostri equilibri. Sono due quinti del quintetto che se ne sono andati».
Come pensate di sostituire Kawhi?
«Non ci pensiamo nemmeno, a sostituirlo. Non vogliamo dare a nessuno questa responsabilità. Faremo crescere risorse interne, un upgrade che nelle intenzioni dovrebbe mantenerci comunque a buoni livelli. Credo non sia impossibile provarci».
Lo scorso anno era più difficile pronosticare i Raptors campioni Nba o la Spagna campione del mondo?
«Ah, è una bella gara...
Lei se lo aspettava di poter vincere sui due fronti?
«Ripeto: non scherziamo. Se “aspettarselo” significa essere convinti di avere alte possibilità di arrivare al titolo, allora nessuno se lo aspettava, né fuori né dentro la squadra. Poi però la consapevolezza è cresciuta allo stesso modo».
Cioè?
«Sia i Raptors sia la Spagna sono cresciute, si sono compattate. A Toronto è stato un processo più lungo, cominciato con l’arrivo di Marc Gasol dopo l’all Star Game. In Cina invece le due vittorie con Serbia e Italia ci hanno fatto capire che avremmo potuto arrivare fino in fondo».
Come l’hanno accolta, al suo ritorno a Toronto? Non è da tutti avere un assistant coach campione del mondo...
«Molto bene, direi. C’era molta partecipazione, durante il Mondiale. La squadra, i giornalisti locali, la città... tifavano per me e per Marc. E quando abbiamo vinto si sono rallegrati parecchio».
Si è preso qualche giorno di riposo dopo il Mondiale.
«Giusto un paio. Mi riposerò quando sarò in pensione».
Allora parliamo del campionato Nba che riparte. Se non Toronto, chi lo vincerà?
«Mi sembra un’annata aperta, ho letto opinioni per tutti i gusti. Solo su noi sono tutti d’accordo...».
Nemmeno l’anno scorso eravate pronosticati per il titolo, si consoli con questo.
«Confermo».
Quindi chi sono le favorite?
«Per cominciare le due squadre di Los Angeles, Lakers e Clippers, che possono contare su una buona grancassa mediatica. Così come accadrà per i Brooklyn Nets, quando tra un anno potranno ripartire da Durant».
Tutto già scritto, quindi?
«Calma. Bisogna vedere come si comporteranno squadre che arrivano da anni di lontananza dalla lotta per il titolo. E la pressione mediatica non sempre è un bene».
Altri nomi?
«A est Filadelfia ha davanti un altro step. Lo scorso anno uscirono con noi all’ultimo tiro. Ed è lecito aspettarsi grandi cose dai Bucks di Antetokounmpo».
Fine?
«A parte i soliti Golden State Warriors, io non mi fiderei di franchigie come Portland o Denver, che hanno ormai raggiunto una loro compattezza e hanno mantenuto una rosa pressoché immutata».
Nella Nba è arrivato un altro italiano, Nicolò Melli.
«Credo che a New Orleans potrà trovare spazio».
Farà bene?
«Sono convinto di sì. Magari farà un po’ di fatica in difesa, soffrirà fisicamente gli avversari, ma un suo allenatore ai Pelicans mi dice che a tutti piace giocare con lui: è un giocatore intelligente».
Dalla Nba è partito il suo collega Ettore Messina.
«Una bella scommessa. Da accettare al volo».
La sua nuova Milano però è partita piuttosto male in campionato.
Non possiamo sostituire Kawhi ma far crescere le seconde linee sì
Le due Los Angeles sono davanti a tutti, ma la stagione è aperta
Ai compagni piace giocare con Nicolò: è un ragazzo intelligente
«Milano è una realtà complessa. Io ne so qualcosa. Dategli tempo».