«Tú sí que vales», lo show nazional-popolare di Maria De Filippi
L a nuova stagione di «Tú sí que vales» su Canale 5, è ormai evidente che quelli di Maria De Filippi non sono semplici programmi ma personificazioni, estensioni e prolungamenti della sua persona, della sua maschera tv (sabato, 21.20).
In tutto quello che fa, Maria si «mangia» il format, la sua personalità ingloba tutto il resto: meccanismo, scrittura, idee, ospiti e comprimari. Quando non è in video, l’effetto di vuoto si sente: i suoi show li deve anche abitare, riempirli con la sua presenza, o rischia di restare poco altro. Si è visto con «Amici Celebrities», in cui è dovuta accorrere in video per supportare la fragile conduzione di Michelle Hunziker. Una vittoria per Maria (o forse una condanna di Sisifo a essere sempre in video?), ma forse un segnale meno buono per Canale 5, che per l’intrattenimento di prima serata si ritrova sempre di più a dover puntare sulla personalizzazione degli show. È più facile affidarsi al carisma del singolo che alle idee di scrittura televisiva, come insegna anche il caso d’urso. Se si prova, come esercizio puramente teorico, a immaginarsi «Tú sí que vales» senza Maria De Filippi, si capisce bene il concetto.
Pur conducendo da seduta, pur circondata da una corte di comprimari (c’è persino Sabrina Ferilli a fare il tribuno portatore della «vox populi»!) resta lei la sovrana del programma, che altrimenti finirebbe per essere solo una collezione di clip sul più antico dei modelli d’intrattenimento tv, la gara tra talenti allo sbaraglio, un misto tra il freak show e l’emotainment. Tra tutte le manifestazioni della De Filippi Spa, «Tú sí que vales» è quella più nazional-popolare, meno basata sulla parola (l’ingrediente di fondo della poetica defilippica) e più sulla risata e lo stupore visivo.
Nonostante questo, Maria è riuscita a imporre una cifra distintiva che lo rende immediatamente riconoscibile come parte di quello che ormai è un brand, il suo.