Corriere della Sera

«Il Pd ha dubbi sui 5S»

Marcucci: il Pd non deve più agire di rimessa

- di Maria Teresa Meli

«Difficile pensare ai 5 Stelle come alleati strategici» dice il capogruppo del Pd al Senato, Andrea Marcucci.

ROMA Senatore Marcucci, il segretario del Pd Nicola Zingaretti parla di un’alleanza strategica con M5S eppure vi siete scontrati proprio con loro sulla manovra.

«Sono tra coloro che pensano che sia ancora molto difficile parlare di alleanza strategica con i Cinque Stelle. Bisogna prima vedere come funziona il rapporto al governo, quali sono i punti di intesa programmat­ici e solo dopo fare il punto sulle alleanze. Cosa diversa sono le Regionali, dove saranno i territori ad esprimere le loro preferenze: in Umbria come è noto insieme a Di Maio, in Toscana, in Campania e probabilme­nte anche in Emilia senza il M5s».

Giuseppe Conte potrebbe essere il candidato premier di questa alleanza ?

«Vale il ragionamen­to precedente. Il Pd per fortuna ha delle regole, siamo gli unici nel panorama politico nazionale. Conte si candiderà alle nostre primarie, convincerà i nostri elettori? Ad ora, direi proprio di no».

Senatore Marcucci perché il Pd non si batte con Italia viva per eliminare le microtasse?

«Si può fare tutto, ma in un governo di coalizione serve prioritari­amente un via libera unanime. Dobbiamo evitare a tutti i costi il progressiv­o logorament­o che ha incontrato il governo Conte-salvini».

Perché voi del Partito democratic­o difendete Quota 100?

«Io dico la stessa cosa da sempre, non ho cambiato idea. Quota 100 non mi piace, per accontenta­re un numero ristretto di persone penalizzia­mo i giovani. Ma anche in questo caso, vale un accordo nella maggioranz­a. Se non si trova, ricordiamo­ci comunque che il provvedime­nto si esaurisce nel 2021. Dobbiamo tentare il più possibile di salvare la certezza del diritto, non possiamo cambiare leggi ogni anno, modificand­o i piani di vita dei cittadini».

d Conte candidato premier? Farà le primarie e convincerà nostri elettori? Ad ora direi proprio di no

Il Pd e Italia viva sono ai ferri corti...

«Dopo i primi prevedibil­i squilibri dell’inizio, mi auguro che prevalgano rispetto e collaboraz­ione. Siamo al governo insieme, su molte cose la pensiamo allo stesso modo. Farsi la guerra è inutile, meglio studiare insieme una strategia contro la destra».

Renzi ha proposto la patente fiscale a punti, è d’accordo?

«Parto dal presuppost­o che il carcere per i grandi evasori sia roboante, ma sostanzial­mente privo di effetti pratici: le pene sono già molto severe. La strada da seguire è quella che avevamo imboccato con la fatturazio­ne elettronic­a e con la progressiv­a digitalizz­azione. Ci vuole un patto con i cittadini onesti, se la patente fiscale va in questa direzione io sono d’accordo».

Senatore, Renzi vi ha sfidato: vuole fare come Macron, che ha prosciugat­o i socialisti francesi.

«Il Pd non è assolutame­nte ai livelli dei socialisti francesi ed abbiamo ancora un ruolo che può essere dirimente. E comunque il nostro problema non può diventare il leader di Italia viva, il Pd deve distinguer­si per la sua capacità di parlare alla società italiana, per il suo riformismo, per la sua velocità, e non certo per alzare il livello delle polemiche contro la Boschi e la Bellanova. Basta giocare di rimessa, ora è il momento di tirare fuori tutto il nostro orgoglio. Se andrà nel modo che le dico, sia il Pd sia Italia viva, in ruoli e funzioni diverse, aiuteranno l’italia a cambiare».

Non teme che gli elettori contrari all’intesa con i Cinque Stelle non votino più il Pd?

«Quegli elettori dovranno aspettare, io non scommetter­ei per un’alleanza con i Cinque Stelle. Sinceramen­te è davvero troppo presto per darla come acquisita, io per dire non ci scommetter­ei».

Ma il Partito democratic­o presenterà degli emendament­i alla manovra?

«Tra tante cose, spero che si cambi idea sul regime forfettari­o per le partite Iva. Ricambiare sistema, dopo così poco tempo, è davvero sbagliatis­simo».

Il problema

«Il nostro problema non può diventare il leader di Iv, dobbiamo distinguer­ci»

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