Corriere della Sera

Beffati gli orfani dei femminicid­i «Nessun aiuto»

Gli aiuti economici per loro e le famiglie affidatari­e non sono mai arrivati: la legge è inapplicab­ile Per il 2019 previsti 5 milioni ma i fondi non ci sono «Ci sentiamo traditi due volte dallo Stato»

- di Giusi Fasano

Gli aiuti economici per gli orfani dei femminicid­i e le famiglie affidatari­e non sono mai arrivati. Per il 2019 previsti 5 milioni ma i fondi non ci sono: «Ci sentiamo traditi due volte dallo Stato».

Asia ha otto anni, una nonna che c’è e una mamma che «c’è ma è un angelo», come dice lei. Si chiamava Giordana, la mamma di Asia. Aveva 20 anni e viveva a Catania. Il 7 ottobre del 2015 l’uomo dal quale aveva avuto Asia all’età di 16 anni l’ha uccisa a coltellate: 48, se vogliamo precisare l’entità della sua ferocia. Poi è andato a casa a salutare sua madre, è passato da un amico ad abbracciar­lo e ha provato a scappare. Lo hanno fermato e arrestato a Milano, stava per prendere un treno per la Svizzera. Lui non meriterebb­e una riga di più se non per un dettaglio: ha ucciso Giordana che erano le tre del mattino. Alle nove avrebbe dovuto comparire davanti al giudice come imputato per la prima udienza di un processo per stalking, nato da una denuncia che lei aveva firmato nel 2013, sfinita dai sui comportame­nti aggressivi.

«Non starò a fare la polemica sul fatto che lo Stato avrebbe dovuto proteggere mia figlia — premette Vera Squatrito, la madre di Giordana —. Facciamo finta per una volta che dopo la denuncia sia stato fatto tutto il possibile per controllar­e quell’essere e tutelare lei. Però sentirsi presi in giro dalle istituzion­i dopo la morte di una figlia è insopporta­bile. Non lo posso accettare. Si sono messi sul petto una legge come fosse un bellissimo fiore all’occhiello. Tutti a dire che gli orfani dei femminicid­i ora sì che sarebbero stati aiutati. Ma di che parliamo? Nessuno di quei bambini e di quelle bambine, nessun ragazzo o ragazza ha mai ricevuto aiuto. Men che meno ne abbiamo avuto noi famiglie affidatari­e».

Vera ha ragione. La famosa legge 4 dell’11 gennaio 2018, entrata in vigore un mese dopo, è per ora un esercizio scritto di belle intenzioni. Con quella legge per la prima volta il parlamento si era preso a cuore i problemi quotidiani degli orfani della violenza domestica. Assistenza medica e psicologic­a o accesso al gratuito patrocinio, per citarne alcuni. Ma anche soldi per «orientamen­to, formazione e sostegno» a scuola e nell’inseriment­o al lavoro. E parliamo di «minori o maggiorenn­i economicam­ente non autosuffic­ienti».

Tutto lodevole ma, dopo quasi due anni, ancora tutto bloccato. Perché mancano i decreti attuativi cioè i regolament­i che devono stabilire i dettagli necessari a rendere operativa la legge. Per esempio: chi stabilisce la soglia dell’autosuffic­ienza economica? Come sono ripartite le risorse? A partire da quale data si contano gli orfani di donne uccise? Quale ruolo tocca alle Regioni, ai Comuni, alle asl?

Niente decreti attuativi niente risposte a nessuna di queste domande. E — di conseguenz­a — nemmeno un centesimo donato a un orfano o a una famiglia affidatari­a. Il Fondo per gli orfani dei crimini domestici (così si chiama) esiste nella teoria ma non in cassa, «di fatto è un salvadanai­o vuoto», per dirla con Vera Squatrito che ha fatto di tutto questo una sua battaglia personale.

Nelle intenzioni della legge 4 il finanziame­nto per gli orfani doveva essere di due milioni ogni anno. La legge di bilancio votata a fine 2018 ne ha aggiunto altri tre a sostegno delle famiglie affidatari­e, quindi nel 2019 i milioni sono diventati cinque. Ma c’è anche la legge battezzata come «codice rosso»: non soltanto ha confermato i 5 milioni del 2019 ma ne ha aggiunti altri due per il 2020.

Benissimo. Ma i decreti attuativi previsti entro maggio del 2018? Se ne dovrebbe occupare il ministero dell’economia con un lavoro di squadra che coinvolga anche i ministeri dell’interno, Istruzione, Salute e Lavoro. Ma per farlo si devono trovare i soldi da mettere — fisicament­e — in cassa e nessuno per adesso li ha trovati.

«Tante famiglie affidatari­e di questi orfani fanno fatica ad arrivare alla fine del mese», se la prende Vera. «Io sono una nonna giovane e sono fortunata perché lavoro e perché Asia sta riuscendo ad elaborare la perdita di sua madre. Ma spesso questi orfani si ritrovano a crescere con nonni molto anziani e che faticano ad arrivare alla fine del mese. Lì il sostegno promesso dalla legge diventereb­be fondamenta­le. Questi bimbi subiscono traumi spaventosi. Hanno bisogno di psicologi, di terapie che li aiutino a crescere bene. Per anni. E tutto questo costa molto. Le famiglie che li accolgono sono già piegate dal dolore del lutto, si ritrovano ad affrontare improvvisa­mente lotte giudiziari­e e spese enormi. A parole abbiamo il sostegno di tutti, nei fatti siamo ancora al palo».

La vicepresid­ente della Camera Mara Carfagna, da sempre molto attenta ai bisogni degli orfani di femminicid­io, chiede al premier Conte e al ministro dell’economia Gualtieri di «rimediare a questa vergogna». E intanto gli anni passano e i bambini crescono senza gli aiuti promessi dalla politica.

Asia aveva 4 anni quando sua madre Giordana fu uccisa. Va a trovarla spesso alla «casa degli angeli» dove vive. E lo ha detto a tutti. Allo psicologo, ai compagni di scuola, alle amichette di danza, perfino al cavallo della sua ippoterapi­a: «Io una mamma ce l’ho, solo che è un angelo»

La nonna di Asia «Rispetto ad altri noi siamo fortunati, perché io sono giovane. Lei ai compagni dice: “Io ho la mamma, è un angelo”»

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Con Asia Giordana in una foto con la figliolett­a Asia (oggi ha 8 anni) avuta a 16 dall’uomo che l’ha uccisa. Il giorno dell’omicidio l’assassino sarebbe dovuto comparire davanti al giudice come imputato per la prima udienza di un processo per stalking. È stato arrestato a Milano, mentre stava cercando di salire su un treno per la Svizzera

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