Corriere della Sera

Il Moma riparte da Rockefelle­r

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NEW YORK Cosa si può costruire con 450 milioni di dollari (400 milioni di euro)? Un ospedale, due stadi come quello della Juventus, un piccolo aeroporto. A New York sono appena bastati per coprire le spese dell’ampliament­o del Moma; il più importante museo d’arte moderna al mondo che ha riaperto i battenti ieri, dopo una chiusura di quattro mesi. 3700 metri quadri e mille opere esposte in più.

Nei suoi 80 anni di vita il Museum of Modern Art ha cambiato pelle varie volte, ingrandend­osi, trasforman­do la 53esima strada fra la Quinta e la Sesta Avenue da elegante via residenzia­le a canyon di grattaciel­i di vetro e acciaio. Due dei quali sono stati promossi dallo stesso museo per finanziars­i vendendo diritti immobiliar­i mentre l’ultima altissima torre, 53W53, progettata dall’archistar Jean Nouvel, ospita ai piani bassi una nuova ala del museo.

Il mastodonti­co investimen­to non sarebbe stato possibile senza le donazioni della «Ben ritrovati» crescente di visitatori: un milione nel 1979, due milioni nel 2004, 3 nel 2010. David Rockefelle­r, figlio di Abby, l’ultimo patriarca della dinastia, ha donato 100 milioni di dollari al museo nel 2005 e ne ha lasciati altri 200 prima di morire, nel 2017, a 101 anni. Fondi in parte ricavati dalla vendita di alcune opere d’arte della collezione familiare ricca di 15 mila pezzi. Alcuni di gran pregio — soprattutt­o dipinti di Picasso, Matisse, Cezanne e Gauguin, sono stati donati allo stesso MOMA.

Secondo alcuni l’ampliament­o del museo era necessario:

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Un’immagine dell’inaugurazi­one del Museum of Modern Art che ha appena riaperto a New York (Getty)
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