Corriere della Sera

Milano e la paura del Seveso Quel maxi piano bloccato da burocrazia e proteste

Era atteso per il 2016. Debutta il sistema di avviso ai cittadini Forti temporali e temperatur­e fino a 30 gradi Ottobre anomalo

- Di Pierpaolo Lio Paolo Virtuani

MILANO Ancora un centimetro e il Seveso sarebbe esondato. Sono da poco passate le 7 del mattino: l’acqua continua a salire, prima di inabissars­i dentro la pancia di Milano. Raggiunge in un attimo i 299 centimetri, per poi calare. A tre metri il torrente si sarebbe (di nuovo) ribellato alla gabbia di cemento sotterrane­a, per riemerge e far finire sott’acqua un pezzo di città.

Difendere i quartieri a ridosso del Seveso è un’urgenza che si trascina ormai da decenni. È una missione antica che fatica a trovare una soluzione, anche se si è raggiunto un accordo tra tutti i principali attori (Stato, Regione Lombardia, Comune di Milano), s’è definito un maxi piano di «barriere» e si sono scovate le risorse. Di concreto finora c’è però poco. C’è stato il «potenziame­nto» del canale scolmatore, nell’hinterland Nord, per provare a deviare una parte delle piene. Si lavora sulla parte interrata in città. E c’è il sistema di allerta della Protezione civile comunale che ha debuttato proprio in occasione di quest’ultima emergenza. È da domenica che squillano i telefoni fissi delle case di Niguarda e Isola, i quartieri storicamen­te vittima delle esondazion­i. Un disco comunica lo stato d’allerta e consiglia di «evitare ponti, sottopassi e zone allagabili» e di «mettere al sicuro l’auto usando la massima prudenza». A chi s’è registrato online, ieri è arrivato anche un sms all’alba per segnalare la scalata dell’acqua verso i tre metri.

I milanesi avranno il tempo di abituarsi. I lavori per mettere in sicurezza la capitale del Nord infatti arrancano. La tabella di marcia annunciata ormai nel 2014 dall’allora capo dell’unità contro il dissesto idrogeolog­ico di Palazzo Chigi, Erasmo D’angelis, è da tempo carta straccia. Il maxi piano da oltre 140 milioni di euro doveva essere completato nel 2016, per dire. La realtà racconta un’altra storia. Burocrazia, difficoltà tecniche, grappoli di ricorsi, comitati di protesta e contratti stracciati Scenario: Arese hanno bloccato tutto. All’appello mancano anche le due vasche di laminazion­e considerat­e prioritari­e per lasciar sfogare la furia del fiume. Sulla mappa una è indicata a Senago, l’altra alle porte della città. Insieme, la prima «a monte», la seconda «a valle», dovrebbero abbattere i rischi di acqua alta nel capoluogo.

Dopo il lungo stop per un contenzios­o, quest’estate s’è svolta la nuova gara per Senago, dove a giorni ripartirà il Frequente

Fiume Seveso LORENTEGGI­O Poco frequente BRERA

Sesto San Giovanni Fiume Lambro

SCALO ROMANA TICINESE Raro Segrate cantiere che per un anno scaverà il primo dei due bacini artificial­i anti-piena. Per completare le due vasche da 140 mila metri quadrati totali nel frattempo dovranno essere rintraccia­ti una decina di milioni da aggiungere ai 30 già stanziati. A rallentare l’opera ai confini di Milano, immersa nel Parco Nord, è stata invece la contrariet­à del Comune della vicina Bresso e dei suoi cittadini, che si ritroveran­no il «laghetto» da 37 mila metri quadrati sotto le finestre. Il caso è rimasto in sospeso un anno per un ricorso alla presidenza del Consiglio dei ministri, prima del via libera. Chiusa la gara, i tecnici stanno valutando le offerte. L’obiettivo è partire con il nuovo anno.

Per completare la catena di difese mancano poi gli altri tasselli. Nei prossimi mesi dovrebbero partire i bandi per risistemar­e le «aree golenali» vicino a Cantù, nel Comasco, e per la vasca a Lentate, mentre ci vorrà più tempo per l’opera gemella a Varedo. Previsioni

● Al Nord la fase di maltempo è in attenuazio­ne. Il passaggio della perturbazi­one è però in parte bloccato da un’area di alta pressione ferma sull’europa orientale

● Un migliorame­nto è previsto per oggi e domani. Ma tra domani sera e giovedì è attesa una nuova perturbazi­one: oltre al Nordovest interesser­à Toscana e Sardegna

Ieri, prima dell’alba, a Milano si è scatenato un temporale con tuoni e fulmini, scrosci d’acqua violenti come in un temporale estivo. È normale per il 21 ottobre? Risponde Edoardo Ferrara, meteorolog­o di 3Bmeteo.

«Temporali simili sono rari per la fine di ottobre nel Nord Italia, però sono già avvenuti in passato quindi si può dire che si tratta di una condizione rara ma non “anomala”».

A cosa è dovuta?

«Si è creata una condizione con l’afflusso di aria calda di scirocco che ha portato a temperatur­e di parecchi gradi sopra la media. Nelle Regioni del Centro domenica si sono registrati 25 gradi, in Sicilia e in Sardegna si sono toccati addirittur­a i 30. Nel Nordovest le temperatur­e sono più basse, ma solo perché piove».

Ieri, a Gavi, sono caduti in 24 ore 253 millimetri di pioggia. Ci possono essere zone particolar­mente a rischio?

«Oltre alla Liguria, dove la Protezione civile ha posto il Genovese e il Savonese in allerta rossa, sono interessat­i, in Piemonte, l’ossolano, l’alessandri­no, il Biellese e Verbano; in Lombardia la Valtellina e le province di Como, Lecco, Varese e l’area a nord di Milano».

Le previsioni per i prossimi giorni?

«Nel Nordovest il passaggio della perturbazi­one è in parte bloccato dalla presenza di un’area di alta pressione sull’europa orientale. Da oggi ci sarà un’attenuazio­ne, ma tra domani sera e giovedì è atteso l’arrivo di una nuova perturbazi­one».

Quanto è avvenuto, ha qualche attinenza con la tempesta Vaia che devastò le Dolomiti un anno fa?

«Sono due fenomeni distinti, quello di oggi (ieri per chi legge, ndr) non è paragonabi­le con Vaia che fu un vero e proprio ciclone».

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