Descalzi: una svolta industriale. Starace: transizione positiva. Alverà: la sfida è l’idrogeno
● Tra i partecipanti anche Francesco Starace (sopra), Stefano Venturi (Hpe), Dario Bocchetti (Grimaldi), Luca Maria Rossi (Baker Hughes), Luca Schieppati (Tap), Laura Severino (Rina), Samir Traini (Ref), Paolo Carta (Utilitalia), Annamaria Petrozza (Iit), Alessio Torelli (Enel X) MILANO La «transizione energetica» — cioè il passaggio a una società decarbonizzata e non più dipendente da fonti fossili di energia — «non sarà un pranzo di gala», ma l’industria e la ricerca italiana possono giocare un ruolo di primo piano. Ne sono convinti i protagonisti nazionali del processo in corso, che ieri hanno animato il Forum Energia e Sostenibilità organizzato da Rcs Academy in collaborazione con il Corriere della Sera.
Certo, lo scenario globale non pare incoraggiante. Difficile, ha ammesso Alessandro Grandinetti di PWC, che gli obiettivi dell’accordo di Parigi vengano rispettati visto che — ha detto Grandinetti — «il tasso di decarbonizzazione attuale è cinque volte inferiore a quello che servirebbe». E mentre l’europa si avvia a esplorare il terreno di una «border carbon tax» che faccia a risaltare anche al di fuori dei suoi confini la sua vocazione «green», ha spiegato Guido Bortoni, ora alla Dg Energy dell’ue, per Giuseppe Zollino (Università di Padova) l’italia dovrà invece riflettere con maggiore accuratezza sul peso in termini di investimenti, reti e accettabilità sociale dello sviluppo delle energie rinnovabili.
La transizione avrà necessariamente a che fare con nuova regolazione ma avrà anche nuovi connotati tecnologici, implicherà il passaggio da un sistema centralizzato a uno decentralizzato — ha sostenuto il presidente di Arera, Stefano Besseghini — e vedrà il consumatore come protagonista. Imprescindibile, per Simone Mori di Elettricità Futura, sarà infatti «il consenso diffuso dei cittadini».
Intervistati dal direttore del Corriere, Luciano Fontana, i Ceo di Snam, Eni, A2A e Terna hanno aperto prospettive di più lungo periodo. Per Marco Alverà (Snam) sarà l’idrogeno il vettore energetico su cui vale la pena di concentrare «uno sforzo di lungo termine», partendo da una sua miscelazione con il metano (e non come combustibile per auto, come immaginato fino a ieri). Per Valerio Camerano (A2A) «sarà difficile pensare a una transizione senza pensare alle città come sistema aperto», considerando che al 2050 circa 7 miliardi di persone vivranno in grandi metropoli e le risposte al tema della sostenibilità non dovranno riguardare solo l’energia ma altre grandi risorse come l’acqua.
«Noi come Eni investiamo molto nella ricerca, che ci ha consentito di creare la nostra seconda anima dopo quella oil&gas», ha detto Claudio Descalzi (Eni), che ha ricordato il miliardo di euro finora impegnato. «Ma il cambiamento della nostra struttura energetica non deve essere un Energia
Da sinistra, i ceo di Terna, Luigi Ferraris; di A2a, Valerio Camerano; di Snam, Marco Alverà; dell’eni, Claudio Descalzi, ieri al Forum Energia e Sostenibilità di Rcs Academy costo per la collettività», ha aggiunto.
«La trasformazione dovrà essere non solo energetica ma anche industriale», ha invece rilevato Luigi Ferraris (Terna), che ha ricordato gli investimenti di 13 miliardi programmati dal gruppo.
Di ritorno dal viaggio negli Usa con il presidente della Reoubblica, anche il Ceo dell’enel, Francesco Starace, si è mostrato positivo sul futuro del sistema energetico italiano sottoposto allo stress della transizione: «L’italia è messa bene — ha risposto in videoconferenza al vicedirettore del Corriere, Daniele Manca — anche perché non disponeva di ingenti quantità di fonti fossili». Ma i prezzi sono destinati a salire? «No, non ne vedo il motivo, perché questa transizione i costi dell’energia li fa scendere. Da questo punto di vista non vedo motivi di preoccupazione».