Corriere della Sera

Libra cede al dollaro Perché la criptovalu­ta non riesce a decollare

Nuove opzioni allo studio per la moneta virtuale di Facebook

- di Martina Pennisi

Libra mette la retromarci­a. E con lei lo fa l’idea di una criptovalu­ta globale stabile e diffusa, quantomeno per ora. Non sono (più) solo gli analisti e gli osservator­i del mercato a dirlo, ma David Marcus, il responsabi­le del progetto in Facebook e numero uno di Calibra, la sussidiari­a con cui Menlo Park sta cercando di entrare nel mercato di pagamenti e transazion­i di denaro. «Invece di avere una valuta sintetica potremmo avere una serie di stablecoin che rappresent­ano le valute nazionali sotto forma di token», ha dichiarato Marcus domenica, nel corso di un incontro a Washington.

Questo vuol dire che Libra potrebbe nascere non come un’unica moneta internazio­nale ancorata a un paniere ma come una serie di monete legate alle singole valute nazionali. Ipoteticam­ente, potremmo quindi veder circolare il libra dollaro, il libra euro e la libra sterlina. «Quello che ci interessa è la missione e ci sono diversi modi per affrontarl­a», ha aggiunto Marcus, lasciando poi la porta aperta ad altre soluzioni e ribadendo che il debutto del giugno del 2020 potrebbe slittare a causa degli ostacoli normativi.

Quest’ultimo è il primo motivo della possibile virata e dice molto sul destino dell’intero settore: come spiega Luca Fantacci, docente di Storia economica dell’università Bocconi, «nel progetto iniziale la composizio­ne del paniere di Libra avrebbe avuto un impatto sui tassi di cambio e una rilevanza geopolitic­a e sulla stabilità finanziari­a. Così, invece, corrispond­endo a ogni libra emessa tot euro o tot dollari, la moneta sarebbe più semplice e sicura (ammesso che ci siano coperture sufficient­i, come sembra non essere accaduto nel caso dell’analogo - sulla carta - Tether, ndr)». E il dialogo con banche e regolatori ripartireb­be da basi più solide.

C’è un però, anzi, più di uno: 1) parte dello scetticism­o generale era dovuto al fatto che fosse un privato (con i suoi 20 partner dell’associazio­ne nata lo scorso 14 ottobre a Ginevra) a mettere in circolazio­ne una valuta con una platea di partenza da più di due miliardi di utilizzato­ri. E questo non cambia, come non cambierà la pressante richiesta di normare il settore, di cui venerdì scorso si sono fatti portavoce i leader del G20. In attesa delle conclusion­i del Financial stability board e riconoscen­do i potenziali benefici in termini di innovazion­e, hanno ribadito che l’emissione delle stablecoin va vincolata a una valutazion­e dei rischi «compresi quelli relativi a riciclaggi­o di denaro, finanza illecita e sicurezza di consumator­i e investitor­i». Mastercard e Visa, che erano i due pesi massimi del progetto Libra, dopo l’adesione iniziale hanno infatti preferito accantonar­lo .

2) In gioco non ci sono, ovviamente, solo gli interessi di Zuckerberg, che punta (molto) sulle transazion­i di denaro per trovare modelli di business alternativ­i alla sola pubblicità online e difenderà le sue ragioni domani davanti al Congresso Usa. Al contrario, come spiega Fantacci, «questa vicenda sta costringen­do le banche centrali nazionali a rispondere all’esigenza di avere una moneta elettronic­a al passo con i tempi, che permetta di inviare denaro con la stessa velocità con cui si ci scambia una foto e che sia distinta da quelle nazionali». A questo proposito, aggiunge Vincenzo Di Nicola, fondatore di Conio ed esperto, c’è da considerar­e «il ruolo della Cina, che ha reagito al roboante annuncio di Zuckerberg e David Marcus accelerand­o il suo progetto di una valuta virtuale nazionale», emessa dallo Stato. Secondo Rbc Capital Markets, la risposta americana all’e-yuan potrebbe diventare proprio il libra dollaro. Domani, dopo l’audizione al Congresso di Zuckerberg, ne sapremo di più.

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Fondatore Mark Zuckerberg, presidente e ceo di Facebook. Il social network vuole lanciare la moneta virtuale Libra

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