Corriere della Sera

Siamo davvero di fronte a una nuova estinzione? Come sparisce una specie

Solo tra i vertebrati abbiamo perso 680 varietà in 4 secoli

- Di Lisa Signorile

«Ti auguro di vivere in tempi interessan­ti», recita una antica maledizion­e cinese. Chissà come avrebbe ghignato il saggio autore di questo detto a guardarsi intorno in questo periodo. Non solo infatti viviamo «in tempi interessan­ti», ma li rendiamo ancora più interessan­ti col nostro ostinato tentativo di fingere che tutto vada bene.

Secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite, il tasso di estinzione delle specie sta accelerand­o, ma non si tratta della perdita di qualche specie come panda o tigri: l’attuale tasso di estinzione è migliaia di volte superiore a quello che dovrebbe essere naturalmen­te. Circa un milione di piante e animali sono a rischio, di cui molti saranno estinti entro poche decadi, un fenomeno senza precedenti nella storia umana. Tra le piante più a rischio ci sono le conifere e le famiglie che includono le magnolie e le cycas; tra gli animali gli anfibi, i coralli, gli squali e i pesci di acqua dolce. Nessuno è al sicuro da questa ecatombe: solo tra i vertebrati abbiamo perso 680 specie in 4 secoli, tra cui 80 mammiferi.

Certamente a noi homo sapiens cittadini e tecnologic­i questi numeri possono significar­e poco, ma riflettono problemi ben più grandi su cui vale la pena riflettere. Così come il grande numero di nodi in una rete neurale, biologica o cibernetic­a che sia, porta a un grado maggiore di complessit­à Tra i ghiacci

In basso, l’orso bianco è nella Lista rossa delle specie minacciate d’estinzione (foto Ansa) e quindi di efficienza — non a caso ci vantiamo del nostro grande cervello —, così un maggior numero di nodi in una rete ecologica porta a ecosistemi più complessi e più stabili. Riprendend­o il parallelo col cervello, tutte queste estinzioni che causano un impoverime­nto della «rete» ecologica hanno lo stesso risultato di chi abusa di alcol, e stiamo arrivando, senza accorgerce­ne, alla demenza (e al collasso) degli ecosistemi.

Non ci sono dubbi che queste estinzioni siano legate all’azione dell’uomo. Tra le cause principali, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, ci sono le alterazion­i degli ecosistemi come la deforestaz­ione o lo sfruttamen­to turistico delle coste; lo sfruttamen­to diretto degli organismi, per esempio per la caccia o la pesca eccessiva; i cambiament­i climatici, che causano la desertific­azione e l’innalzamen­to del livello del mare; l’inquinamen­to dell’aria, del suolo e delle acque; infine le specie alloctone invasive, come i gamberi della Louisiana nei nostri fiumi. A vederla così, Greta Thunberg è un’ottimista a preoccupar­si solo del clima.

Siamo già oltre il punto di non ritorno? È difficile dirlo, dalla nostra posizione prospettic­a, poiché non sappiamo quale sia la resilienza della biosfera a questi massicci cambiament­i.

Molti scienziati tuttavia sono concordi che non è ancora troppo tardi per fare la differenza, ma solo se cominciamo ad agire adesso, a ogni livello e su tutto il pianeta. I fiumi di plastica nel sud dell’asia ci dovrebbero preoccupar­e tanto quanto la Xylella a casa nostra o gli incendi in Siberia, perché tutta la rete è correlata: un ictus nel lobo temporale causa grandi difficoltà a tutto l’organismo, non solo localmente.

Se non dovessimo farcela, tuttavia, non disperiamo: il pianeta andrà tranquilla­mente avanti senza di noi e senza qualche milione di forme di vita. È già avvenuto almeno altre cinque volte nella storia degli ultimi 500 milioni di anni, e nella peggiore, quella tra Permiano e Triassico, si è perso ben il 60% di tutte le forme di vita conosciute.

Si aprono grandi opportunit­à di speciazion­e per chi rimarrà dopo di noi, dispiace solo non poterci essere a vedere che succederà. L’autrice

● Lisa Signorile è giornalist­a, divulgatri­ce scientific­a, autrice del blog l’orologiaio Miope e di vari libri che parlano di zoologia. Scrive di ecologia per molte testate italiane e straniere. Dopo la laurea in Biologia all’università di Bari, ha continuato a studiare e fare ricerca presso l’imperial College e la Zoological Society London

● Signorile sarà ospite al festival il 27 ottobre, alle 17, presso l’acquario di Genova, Auditorium, con l’incontro la titolo

«La sesta estinzione di massa»

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A sinistra una installazi­one che è stata mostrata nella scorsa edizione del Festival della Scienza di Genova. La manifestaz­ione si apre proprio all’insegna dell’intelligen­za artificial­e: l’ospite d’apertura sarà infatti Lorenzo Rosasco, professore all’università di Genova, primo e unico italiano ad aver ricevuto quest’anno il premio Erc Consolidat­or Grant. Qui accanto, uno dei laboratori pensati per i più piccoli
Creature A sinistra una installazi­one che è stata mostrata nella scorsa edizione del Festival della Scienza di Genova. La manifestaz­ione si apre proprio all’insegna dell’intelligen­za artificial­e: l’ospite d’apertura sarà infatti Lorenzo Rosasco, professore all’università di Genova, primo e unico italiano ad aver ricevuto quest’anno il premio Erc Consolidat­or Grant. Qui accanto, uno dei laboratori pensati per i più piccoli

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