Copasir, Conte attacca Salvini
Lettera di Gualtieri a Bruxelles: «Manovra espansiva». Arriva la «carta bimbi» per le famiglie «Noi corretti, lui spieghi i legami con Mosca». La replica: è in difficoltà e mi accusa
Conte per due ore al Copasir chiarisce, si difende e attacca Salvini: «Noi corretti, lui spieghi i legami con Mosca». La replica del leader leghista: «Lui è in difficoltà e mi accusa». Sul fronte economico, lettera di Gualtieri a Bruxelles: manovra espansiva.
ROMA Dopo oltre due ore di audizione di fronte ai membri del Copasir Giuseppe Conte dà finalmente la sua versione sugli incontri fra i nostri servizi e i funzionari americani, avvenuti questa estate. Primo: «Ho sempre agito nel rispetto della legge, se avessi condiviso informazioni con altri ministri l’avrei violata». Secondo: «È stata acclarata e accettata dagli americani l’assoluta estraneità della nostra intelligence» con il caso Barr. Terzo: «La richiesta era in riferimento ad agenti dell’intelligence americana di stanza a Roma. Ci poteva essere l’eventualità che avessero lavorato insieme ai nostri Servizi. Se ci fossimo rifiutati di collaborare sarebbe stato un atto di scorrettezza e slealtà verso un nostro alleato storico».
Ma Conte alla fine della conferenza stampa a Palazzo Chigi va anche al contrattacco e punta il dito su Matteo Salvini, che invece non ha mai voluto chiarire sulle vicende del Russiagate e sui suoi viaggi o incontri a Mosca: «Siamo al di là di un’opinione o di una sensibilità istituzionale — attacca Conte —. Forse Matteo Salvini dovrebbe chiarire che ci faceva con Savoini con le massime autorità russe, lui che era il ministro dell’interno con il responsabile dell’intelligence russa. Dovrebbe chiarirlo soprattutto agli elettori leghisti, a chi oggi lo sta vagliando per capire se sia o no idoneo a guidare il Paese». E ancora: «Io ho riferito la verità richiesta a Salvini, ho chiarito tutte le informazioni in mio possesso, mi sorprende come Salvini, che aveva una grande responsabilità in quanto era ministro dell’interno ma si è anche candidato a guidare il Paese, non l’abbia fatto». La replica non si fa attendere: «Conte è nervoso e disperato, è in un angolino, si è rivelato un bluff, le mie missioni sono state tutte alla luce del sole, io al Metropol hotel non ho mai messo piede, c’è un’inchiesta in corso e non è emerso nulla».
Poi si torna ai dettagli, quelli «che posso rivelare — prosegue Conte — anche per diradare ombre sui nostri Servizi», degli incontri fra americani e italiani: «Se tornassi indietro non potrei fare diversamente, perché questa indagine preliminare che
conduce un nostro alleato e che Barr, responsabile del controspionaggio e dell’fbi, sta portando avanti, è una tipica attività di intelligence. Se ci fossimo rifiutati di sederci a un tavolo allora avremmo recato sì un danno alla nostra intelligence».
Ma il concetto chiave è stato che «non abbiamo elementi di coinvolgimento dei nostri Servizi». «È stata acclarata l’estraneità» riconosciuta anche dagli interlocutori Usa, «dei nostri apparati di sicurezza». Ed «è falso che il «tweet di sostegno di Trump nei miei confronti sia collegato, perché con lui non ho mai parlato della vicenda».
Quindi gli aspetti più significativi: «Ci sono stati due incontri, uno il 15 agosto e l’altro il 27 settembre. Io non ero presente ma sono stato informato. Il primo si è svolto nella sede del Dis, il secondo è servito a chiarire che la nostra intelligence è estranea a questa vicenda. Questa estraneità ci è stata riconosciuta, questa vicenda non ha leso interessi nazionali, io non ho mai interloquito con Barr, né parlato con Trump della vicenda».