Corriere della Sera

«All’italia serve un marketing»

Guido Barilla: con cibo e ambiente è in gioco il futuro, servono esempi per creare valore

- di Giangiacom­o Schiavi

«Serve un nuovo marketing per il Paese», dice Guido Barilla mentre l’università Cattolica a Piacenza lo premia per la capacità di affrontare le sfide del mercato puntando sulla responsabi­lità aziendale, attenta alla qualità dei prodotti e alla salvaguard­ia dell’ambiente. «Oggi siamo chiamati tutti a dare una mano, a fare qualcosa di utile per noi e per il pianeta. Dobbiamo dare esempi, non solo per vendere, ma in grado di creare valore».

Nel cuore della food valley padana alle prese con la rivoluzion­e dei consumi e i dazi di Donald Trump, la Società italiana di marketing si ripensa indicando nella sostenibil­ità un dovere quasi morale per proteggere il futuro, per il benessere delle persone, per non danneggiar­e la Terra. Sullo sfondo la generazion­e Greta, l’attenzione all’impatto ambientale, i nuovi giovani che condiziona­no i consumi delle famiglie, spiega Daniele Fornari, direttore del corso di Food marketing alla Cattolica, che nelle sue lezioni ha messo al bando la parola vendita. «Indica un atteggiame­nto passivo del consumator­e, che non esiste più. Oggi chi consuma è attivo e reattivo, protagonis­ta delle politiche di mercato delle imprese. I vecchi libri del marketing vanno tutti riscritti».

Lo aiuta Guido Barilla con un messaggio di fiducia a studenti e manager, un invito a credere nei luoghi e nelle persone per fare dell’italia un modello del food positivo. «Siamo un Paese che a volte scoraggia, ma siamo anche un Paese straordina­rio che può mettere in campo talenti, competenze, risorse, bellezza, eccellenze in campo agroalimen­tare. Come si mangia e quel che si mangia, educazione alimentare, diete, produzione, distribuzi­one e approccio sociale sono temi che ci appartengo­no. E’ il made in Italy che piace nel mondo. Manca solo il grande progetto, la capacità politica di dare risposte alla richiesta di cambiament­o che passa attraverso i temi della salute, dell’impatto ambientale, della formazione scolastica».

C’è un lato più emotivo e sentimenta­le, secondo Guido

Barilla, nelle scelte e nei comportame­nti dei consumator­i: oggi si chiede di avere il meglio possibile con il minor danno per l’ambiente e si guarda se c’è amore per il prodotto e cura nella scelta delle materie prime. «Non si deve barare - diceva mio padre- bisogna dare alle persone quel daresti a tuo figlio. Parole sempre attuali che abbiamo aggiornato con lo slogan “Buono per te, buono per il pianeta”. E’ un’eredita romantica, che lega passato e futuro del cibo».

Creare buoni cittadini, avviare percorsi educativi nelle scuole per favorire la competenza e smontare le fake news che infettano i mercati è anche l’obiettivo del marketing che si abbina sempre più all’aggettivo «responsabi­le». È cambiato il rapporto con il prodotto, chi acquista oggi fa un sacco di domande, è meno condiziona­to a credere, spiega Fornari. Nei supermerca­ti dal carrello si passa al cestello, meno acquisti ma più selezionat­i, aumenta il tempo dedicato alla scelta, l’acquisto è legato alla qualità e non alla sola pubblicità. Aumentano i piatti pronti, i prodotti legati ai territori e quelli salutistic­i. «Se dovessi riassumere il cambiament­o in uno slogan direi: mangiare meglio, mangiare meno, mangiare tutti».

Nelle scuole di marketing si parla di multicanal­ità per personaliz­zare le offerte attraverso le varie piattaform­e digitali e si studia il ciclo di vita delle generazion­i. C’è la prima, quella della Ricostruzi­one, che guardava il consumo come riscatto sociale. La seconda, dei Baby boomers: frigorifer­o, tv e Carosello. La terza è la Generazion­e X, dei nati tra il ’66 e l’80: primi computer e tv commercial­e. La quarta sono i Millenials: figli delle nuove tecnologie, connessi e colpiti dalla crisi. La quinta generazion­e è quella delle Reti: smartphone, social network e condivisio­ne. Ma spuntano già i «Perennials»: popolo di over 40, curiosi e interessat­i al nuovo, più green dei Millenials, proiettati verso il futuro, attenti alla persona, al tempo libero, alla qualità e agli animali domestici, pensatori globali che a sessant’anni si sentono senza età, troppo giovani per essere vecchi.

In un contesto di grande svolta, cambiano le competenze e le politiche di formazione del capitale umano, anche nel marketing. Dai cibi bio, senza sale, senza zuccheri, integrali, ai piatti pronti, snack, all’edonismo a tavola, al Doc, al Dop, all’igp, dal kilometro zero, all’ecommerce fino alla bottega sotto casa, si rafforza un mercato sempre più dinamico, che può trainare con i suoi numeri sviluppo e ripresa. «Le sfide sono enormi

dice Guido Barilla- e dicono al Paese che bisogna correre per dare un futuro alle filiere del food e creare una nuova coscienza sui temi ambientali. I giovani ci stanno dando una mano, confido che lo spavento per gli effetti nefasti del cambiament­o climatico possa spingere la politica a decisioni coraggiose e urgenti».

Sostenibil­ità, non è solo uno slogan per tutte le stagioni: è una parola che può unire impresa, marketing e governi. «Noi abbiamo la coscienza di dover fare qualcosa di più rispetto alla sola commercial­izzazione del prodotto», è l’impegno di Barilla. Immaginazi­one, ricerca e conoscenza possono aiutare il Paese anche trasformar­e le incognite in risorse.

Il cambiament­o

Con formazione, sostenibil­ità e salute un progetto per il made in Italy Servono cose utili a noi e al pianeta I consumator­i chiedono qualità

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Leader Guido Barilla, 61 anni, è presidente del gruppo Barilla. Martedi è stato nominato Cavaliere del lavoro. Oggi viene premiato alla Cattolica di Piacenza

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