Corriere della Sera

Pagare meno, pagare tutti

- di Massimo Gramellini

«Perché lo Stato non abbassa le tasse e punisce chi a quel punto si ostina a non pagarle?» mi ha chiesto un arguto economista di seconda media durante una chiacchier­ata nella sua scuola. Già, perché? La sinistra batte la grancassa sulle manette agli evasori — tutti accomunati in un’unica categoria di mascalzoni — ma non ha mai preso in consideraz­ione l’ipotesi di ridurre la pressione fiscale, imponendo una cura dimagrante all’amministra­zione pubblica. Il taglio degli sprechi è talmente un tabù che nel dibattito politico non esiste una parola italiana per definirlo. Se ne usano due inglesi, «spending review», guardandos­i bene dal metterle in pratica. E la destra? La destra, cioè Berlusconi e adesso Salvini, i tagli li ha sempre sventolati in campagna elettorale, ma quando è stata al governo non li ha mai praticati, dandone la colpa agli alleati statalisti e subordinan­do il mantenimen­to della promessa alla conquista del 51%, i famosi «pieni poteri». Ciao core, come si dice a Roma.

Siamo in surplace. La sinistra sostiene che le tasse potranno diminuire solo quando tutti pagheranno quelle attuali, quindi mai. La destra che chi evita di pagarle per non fallire potrà mettersi in regola solo dopo che saranno diminuite, quindi mai. Il risultato è che nessuno fa la prima mossa, lo Stato diventa ogni giorno più obeso e a mantenerlo sono sempre i soliti, coloro che non possono evadere. Mentre quel ragazzino di seconda media si chiede se al governo di questo Paese arriverà mai un adulto.

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