Corriere della Sera

«Così c’è l’alto rischio che riprendano le loro attività criminali»

- Fulvio Fiano

Gian Carlo Caselli, ex procurator­e capo a Palermo, si è detto contrario all’ipotesi di un’apertura nell’ergastolo ostativo perché «significhe­rebbe mettere i peggiori mafiosi in condizione di riprendere le armi». È davvero così alto il rischio?

«Più che altro vedo il rischio che i mafiosi riprendano, ordinandol­e e controllan­dole, le tipiche attività dell’organizzaz­ione. Con il supporto, quando necessario, della violenza, armi comprese. Non si può dimenticar­e un dato incontesta­bile: il giuramento di fedeltà perpetua che prestano e l’adesione al codice d’onore che non si può tradire fino alla morte. Questo non significa ragionare in termini vendicativ­i, ma prevedere che per gli irriducibi­li potrebbero aprirsi spazi di libertà male usati».

La decisione di oggi riguarda solo la possibilit­à di ottenere permessi premio, valutando caso per caso.

«È vero, occorre sempre una valutazion­e del giudice. Ma se non interviene il dato univoco del pentimento il giudice non ha nessun segno concreto che gli permetta di valutare l’effettivo distacco dal clan. Solo Alice nel paese delle meraviglie può affidarsi alla

L’errore Solo Alice nel Paese delle meraviglie può affidarsi alla buona condotta in carcere come parametro

buona condotta come parametro, perché per il mafioso doc questo è un obbligo sancito dal loro codice».

Il dibattito in queste settimane ruota molto anche sul rispetto di quanto proponeva Falcone. In che cosa ci sarebbe un tradimento delle sue idee?

«Non ho mai partecipat­o al gioco macabro del tavolino spiritico per evocare le sue presunte opinioni. Dico solo che il 41 bis è stato approvato subito dopo le stragi del ’92 ed è letteralme­nte intriso del sangue di Falcone e Borsellino e della loro conoscenza approfondi­ta della mafia. Non fu una decisione viziata dall’emozione del momento, come sento dire, ma la risposta seria ad un attacco subito con cui lo Stato rialzò la testa».

Chi ha accolto con favore la decisione parla di «Costituzio­ne che finalmente si applica anche ai mafiosi». Dov’è il dato negativo?

«Certo, la pena deve tendere alla rieducazio­ne del condannato. Ma attenzione: occorre che questo mostri in concreto di voler essere reinserito. La Costituzio­ne non è un oggetto da usare quando fa comodo. I suoi valori fondamenta­li vanno rispettati sempre. I mafiosi non ne accettano nemmeno mezza virgola, perché dimenticar­lo?».

Le Procure perdono un’arma contro la mafia?

«I segnali hanno grandissim­a importanza in questa battaglia. Dopo le stragi, col 41bis che si innestava sulla legge per i collaborat­ori di giustizia, molti mafiosi in isolamento entrarono in crisi e si pentirono. Cosa Nostra crollò anche per questo. Poi i mafiosi, capita l’aria che tirava, hanno intrapreso la tattica del figliol prodigo con gli aiuti a chi minacciava di pentirsi. Se l’ergastolo ostativo viene meno, l’aria cambia e può essere un indebolime­nto».

Una sentenza assolutame­nte condivisib­ile, che non introduce alcun automatism­o favorevole ai mafiosi detenuti Armando Spataro ex magistrato

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