«Xi licenzia Carrie Lam». Basterà a fermare la rivolta?
La governatrice di Hong Kong Carrie Lam, contestatissima nell’ex colonia, sarà rimpiazzata — scrive il Financial Times — al vertice del governo locale. Se così sarà, potrebbe cambiare il corso delle proteste anti cinesi giunte ormai al quarto mese consecutivo con la città ormai sull’orlo del collasso. Sin da giugno i rivoltosi hanno messo le dimissioni di Carrie Lam come priorità tra le loro richieste. Finora la chief executive ha evitato (su istruzioni di Pechino) di cedere. Ma il Financial Times riferisce che la decisione di rimpiazzarla verrebbe da Xi Jinping in persona. Evidentemente il presidente cinese ha considerato il «male minore» nel cercare di risolvere la crisi a Hong Kong, prima di un eventuale intervento dell’esercito che avrebbe effetti dirompenti nelle relazioni internazionali della Repubblica Popolare, oltre a provocare danni profondi all’economia di Hong Kong, ancora strategica per il resto del Paese. Un portavoce del ministero degli Esteri cinese ha subito definito la notizia sulla sostituzione «pettegolezzi politici con motivi reconditi» di altro genere. E ha ribadito che il governo centrale continuerà a sostenere gli sforzi di Lam per «fermare le violenze e riportare l’ordine nella città». Smentita attesa. Ma, se il piano andrà avanti, Lam si dimetterebbe per essere rimpiazzata, a marzo, da una figura ad interim destinata a rimanere in carica fino al 2022. Resta da capire se il «licenziamento» della governatrice, imposto da Xi, basterà a calmare gli animi dei rivoltosi. La legge sull’estradizione verso la Madre Patria — un provvedimento che di fatto avrebbe messo alla mercè di Pechino dissidenti e rifugiati nell’ex colonia — subito sospesa e ormai virtualmente morta e sepolta (ieri è stata ufficialmente ritirata), è stata il motivo scatenante della sollevazione, lo scorso giugno, di decine di migliaia di cittadini. Seguito dall’aut aut del movimento alla governatrice: non ti vogliamo più, dimettiti. Di fronte al «no», i disordini erano continuati, con un crescendo di violenza — da parte di gruppi di giovani ma anche della polizia — tanto che molti avevano temuto una riedizione della Tienanmen nei territori ritornati alla Cina nel 1997 sulla base del principio «un Paese due sistemi». Il tramonto di Carrie Lam basterà a chiudere la crisi? Spegnere l’incendio che arde da settimane sarà tutt’altro che scontato.