«Con i figli mi aiuta mia madre Il sogno? Diventare generale»
Il maggiore dei carabinieri Emanuela Rocca, 39 anni, di Desio (Monza-brianza), mamma di due bambine, superò il primo corso aperto alle donne nell’ottobre del 2000: «Eravamo solo in 3, il resto erano uomini». «Sono entrata nell’arma — racconta — perché da ragazzina ero una fiorettista e facendo molte gare in Italia e all’estero mi capitava spesso di affrontare dei viaggi da sola. Ebbene all’epoca mio papà Alessandro, che purtroppo non c’è più, mi diceva: “Ricordati, se vedi un carabiniere siediti vicino a lui e non ri succederà niente”. Oggi come allora è sempre grande l’affetto e la fiducia della gente verso di noi». Emanuela ha lavorato a Firenze, Tivoli, Messina. Ora è al Comando generale, a Roma. Il valore aggiunto dato dalle donne-carabiniere, secondo lei, si apprezza soprattutto in presenza di vittime vulnerabili: «È successo spesso — dice —. Si spargeva la voce che c’era una donna carabiniere e mi contattavano. Una volta una mamma vedova con 2 bimbi, di cui uno aveva subìto molestie da un allenatore di calcio, venne a chiedermi aiuto. Il mister pedofilo poi è stato condannato e il bimbo per fortuna cresce bene». Rocca è una donna di spirito: «Sapeste quante prese in giro per la serie tv dedicata al maresciallo mio omonimo, tutti a chiedermi se fossi parente di Proietti». Ed è ambiziosa: «Grazie all’accorpamento con la Forestale oggi abbiamo generali di brigata donne. Sogno un giorno di poterlo diventare anch’io. Per ora in famiglia c’è un generale solo ed è mia mamma Maria Teresa che mi aiuta in tutto, specie con le bimbe. Si può dire che è arruolata pure lei».
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