Arcelormittal, sale la tensione «A rischio 5 mila lavoratori»
Sì al decreto, eliminato lo scudo legale. Landini (Cgil): nessun esubero, ora un tavolo
ROMA Il via libera del Senato è arrivato come previsto. A palazzo Madama il governo ottiene la fiducia sul maxi emendamento al dl imprese, compresa la cancellazione l’articolo 14, la norma che escludeva la responsabilità penale e amministrativa del commissario straordinario, dell’affittuario o acquirente dell’ex Ilva di Taranto in relazione agli interventi posti in essere in attuazione del piano ambientale. Grazie ai 168 voti a favore (110 i no) registrati in Senato, viene così a mancare il cosidetto scudo per i manager di Arcelormittal (ex Ilva).
Il provvedimento passa ora alla Camera per il voto di approvazione e dovrà essere convertito in legge entro il 3 novembre. Al di là del percorso parlamentare il testo approvato apre uno scenario con riflessi di natura sia politica sia industriale. A volere la cancellazione dello scudo è stato il M5S, ma proprio un ministro del movimento, Stefano Patuanelli, titolare dello Sviluppo Economico, si trova ora a fronteggiare una difficile trattativa per evitare che i nuovi proprietari di Ilva, il gruppo franco indiano, desistano dal proseguire l’investimento sullo stabilimento di Taranto, con il rischio di 5 mila licenziamenti. A ricordare la dimensione dei potenziali esuberi è stata Lucia Morselli, nuovo amministratore delegato di Arcelormittal, durante l’incontro di due giorni fa con Patuanelli. Il clima negli impianti di Taranto, del resto, è quello riassunto dai sindacati. «Dall’azienda ci arrivano segnali di persone che non vogliono rischiare condanne facendo il loro lavoro, applicando la legge», avverte il segretario generale della Fim, Marco Bentivogli. «Si è innescato — aggiunge Rocco Palombella, segretario Uilm — un processo di paura da parte dei lavoratori che hanno la responsabilità della gestione. E così parte una reazione a catena che porta al fermo». Uno stop che avrebbe come conseguenza il taglio del personale. A intervenire è il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. «È importante, a questo punto, che il governo convochi il tavolo perché ognuno si deve assumere le proprie responsabilità ed è chiaro che non siamo disponibili a discutere di mille licenziamenti ma neanche di uno. Questo sia chiaro a tutti», dice il leader della Cgil. A Patuanelli non sfuggono le insidie della partita e già nella giornata di domani convocherà i sindacati, con l’obiettivo di garantire la continuità produttiva. Ma anche Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, ribadisce che la cancellazione dello scudo penale «può compromettere un accordo e un piano industriale di rilancio cui era previsto un elemento così importante». Il fronte sindacale, insomma è compatto, mentre Arcelormittal si rimette al governo affinché definisca una cornice normativa per assicurare l’attuazione del piano ambientale, circoscrivendo i rischi penali e amministrativi.
Un quadro difficile confermato dalle tensioni sul versante delle relazioni industriali. Le segreterie nazionali di Fim, Fiom, Uilm hanno indetto per giovedì 31 ottobre due ore di sciopero generale della categoria dei metalmeccanici con assemblee nei luoghi di lavoro. I metalmeccanici chiedono di dare soluzione ai circa 160 tavoli di crisi aziendali aperti al ministero dello Sviluppo Economico.
La protesta
Crisi aziendali: i metalmeccanici dichiarano lo sciopero il 31 di ottobre