Bio-on nella bufera, arrestato il presidente Congelati 150 milioni
«Bio-off»: così ha commentato su Twitter il fondo americano Quintessential Capital Management (Qcm) la svolta nell’inchiesta sulla società Bio-on. A luglio il fondo aveva pubblicato un report dal titolo «Una Parmalat a Bologna?» in cui denunciava che la società di bioplastiche gonfiasse i numeri di produzione e fatturato. Ieri il gip di Bologna Alberto Ziroldi ha accolto la tesi della procura disponendo gli arresti domiciliari per il presidente e principale azionista di Bio-on, Marco Astorri, e l’interdizione a esercitare incarichi direttivi in società per il vicepresidente e co-fondatore, Guido Cicognani, e il presidente del collegio sindacale, Gianfranco Capodaglio. Disposto anche a un sequestro preventivo di beni per 150 milioni. In tutto sono indagati in nove fra amministratori, sindaci, direttore finanziario e revisore.
I reati ipotizzati nell’operazione «Plastic Bubbles» condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Caleca e dal pm Michele Martorelli, sono false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato.
Il titolo della società fondata nel 2007, che sull’aim era arrivato a valere 1 miliardo di euro e dopo la denuncia di Qcm aveva perso il 73%, ieri ha aperto a -50% per poi venire sospeso dalla Consob. Qcm aveva messo nel mirino la capacità produttiva di Bio-on concentrata nello stabilimento di Castel San Pietro. Astorri aveva bollato le accuse come false e aveva denunciato il fondo Usa guidato da Gabriele Grego. Secondo le indagini veniva indicata una capacità produttiva di biopolimeri di mille tonnellate l’anno, quando in realtà dall’inizio del 2019 ad oggi è stata di 19 tonnellate. Inoltre parte dei ricavi generati da cessioni di licenze verso due joint venture contabilizzate nel 2018 sarebbe frutto di operazioni fittizie. La manipolazione del titolo, scrive il gip, sarebbe avvenuta attraverso una strategia comunicativa «roboante, ammiccante». In un’intercettazione con il revisore di Ernst & Young, Astorri direbbe a proposito della quantità di microplastiche in Pha prodotte: «Abbiamo sbagliato a scriverlo, va bene, mi prendo il mio pezzo di responsabilità ma non è solo colpa nostra. È colpa del sistema che ci ha indotto a fare queste comunicazioni».