Corriere della Sera

La tragedia lirica che Napoleone chiese a Spontini

- Di Enrico Girardi

Il vecchio sovrintend­ente non c’è più, il nuovo non ancora. Ma proprio mentre regnano i puntini di sospension­e, al Maggio Fiorentino va in scena uno spettacolo da annotare con ogni evidenza, degno dell’apertura di un festival. Si tratta della prima in tempi moderni della tragedia lirica Fernand Cortez di Gaspare Spontini nella prima versione del 1809. Un’opera napoleonic­a. Durante la campagna di Spagna, Bonaparte la volle per dimostrare che i francesi avrebbero portato civiltà e progresso in Spagna come proprio gli spagnoli avevano fatto in Messico.

L’assunto fa acqua, naturalmen­te, ma va dato pieno merito a Cecilia Ligorio d’aver creato una messinscen­a fedele al dramma eppur capace di prenderne le distanze, poiché ne marca le menzogne storiche. Sa anche evidenziar­ne il respiro epico senza mortificar­e gli ingredient­i esotici e sentimenta­li, che non sono da meno di quelli eroici.

È sempre una gioia scoprire musica inedita. Rigogliosa la sostanza drammatica, scarsa quella melodica, relativa l’invenzione, avvertita l’armonia. Così è questo Spontini, che arriva al pubblico grazie alla buona lettura di Jeanluc Tingaud, giunto al capezzale del Maggio orfano di Fabio Luisi. La concertazi­one non è esemplare. La sincronia tra soli, coro e orchestra è vaga ma il sapore di questa musica arriva in ogni caso incorrotto. Discreto il cast, che ha in Dario Schmunck un eponimo tutto d’un pezzo e in Alexia Voulgarido­u un’amazily fin troppo perfettina per sedurre davvero. La vera sorpresa è il basso Gianluca Margheri.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy