Corriere della Sera

Mertens supera Diego Insigne entra e la chiude Ride il Napoli di Coppa

Vittoria a Salisburgo, Lorenzo abbraccia Ancelotti

- Monica Scozzafava

SALISBURGO Piazza il colpo, poi soffre e resiste. Quando la resa sembra scontata, il Napoli infierisce di nuovo. Cade e si rialza nella tana del Salisburgo, prima di infierire il colpo del definitivo k.o. Recita la parte della grande squadra, più internazio­nale di sempre con forza, coraggio e determinaz­ione. Con il cinismo che soltanto una notte di Champions sa produrre, quando non c’è alternativ­a alla vittoria per viaggiare sul velluto verso gli ottavi.

Vincere nello stadio del Salisburgo dove nessuno ha portato via tre punti nelle ultime 19 partite, è più di una impresa. È la certificaz­ione che il re di Coppe Carlo Ancelotti ne sa una più del diavolo e c’è da fidarsi quando dice che il suo Napoli ha qualità e deve soltanto sfruttarla. Lo ha fatto al meglio in una Red Bull Arena dove il Napoli ha scritto tanti piccoli pezzetti di storia. Ci sono i due gol di Mertens che raggiunge e supera Maradona, e c’è il sigillo di Lorenzo Insigne, il capitano che sembrava diseredato (è partito in panchina) che, appena entrato, ha raccolto al volo l’ennesimo suggerimen­to di Mertens e non ha sbagliato. Poi di corsa ad abbracciar­e Ancelotti, come a dirgli «grazie» per il pezzetto di maturità che ha ricevuto in regalo. La notte dolcissima del Napoli ha tante facce: apre Mertens la festa dei gol, ma quando Haaland spiazza Meret su rigore, cala il buio per la squadra partenopea. Il protagonis­ta diventa proprio Meret ancora una volta in vena di miracoli.

Carlo Ancelotti ha scelto l’attacco alla profondità. Spiazzando lo spogliatoi­o e probabilme­nte anche il suo presidente che in mattinata aveva annunciato la presenza di Milik dal 1’. Lozano e Mertens sono i piccoletti designati dal Re di Coppe nell’arena di fuoco. Dove i rossi sono una giovane e bella forza della natura, allenati da un americano dai modi franchi e la voglia di aggredire. Jessie Marsch diventa una furia, al minuto 17, quando Malcuit gira per Callejon e lo spagnolo serve Mertens che non ci pensa su due volte: tira al volo ed è finalmente come Maradona.

Il vantaggio del Napoli è meritato. Ecco però che la partita si infiamma, il Salisburgo si sposta nell’area avversaria, trova super Meret. E al gol del pari di Haaland su rigore (ingenuità di Malcuit) diventa quasi imprendibi­le. Gioca a tutto campo, accerchia Fabian Ruiz, play dal piede elegante, e costringe il Napoli a chiudersi nella propria area. Sbaglia il Salisburgo a fidarsi, la squadra di Ancelotti non fa la vittima sacrifical­e. Quando sembra ferita a morte si rialza e va in ripartenza. Subisce un altro gol di Haaland ma non muore. Mertens aspetta il momento giusto per guardare Maradona dall’alto. Poi Insigne che rileva Lozano e ha deciso di dimostrare che può incidere anche quando è arrabbiato. Ed è vittoria sulla diretta concorrent­e del girone E, mentre il Liverpool si è sbarazzato del Genk (4-1).

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(Ap) Record Terza doppietta di Mertens in Champions, per lui 116 gol col Napoli

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