Tutte le vite di Marchese galantuomo del tennis
Quante vite ha vissuto, Cino Marchese. Fu uno dei più grandi manager italiani, l’alfiere nostrano della Img, la più importante società di management sportivo del mondo, inventò il villaggio Vip agli Internazionali d’italia. Scoprì giovani fenomeni come Mats Wilander e Martina Hingis, fu amico del «falco» Rudolph Giuliani ma fece da «spia» per Jiri Pelikan, promotore della Primavera di Praga del 1968 esiliato in Italia. Fu soprattutto un galantuomo, estroverso e sincero fino all’estremo. Gaia Piccardi ha fatto la scelta migliore, nel suo Il Marchese del tennis (Absolutely free, 18 euro), libro prezioso dettato dalla stima e dall’affetto. Poco prima della scomparsa del manager, avvenuta nel marzo di quest’anno, gli disse vai e parla, lasciandogli il proscenio. E allora, ecco una breve e non esaustiva rassegna delle avventure del Marchese. Quella volta che litigò con Oliviero Toscani per le foto nude di Alberto Tomba; quella volta che a inizio anni Ottanta vendette un pacchetto televisivo con il basket Nba a un certo Silvio Berlusconi. Quella volta che Andre Agassi definì ad alta voce gli italiani «popolo di ladri» dopo aver perso il trofeo di Roma nella calca del Centrale, e quando un vecchietto glielo riportò Cino disse al campione americano «Hai visto noi italiani, faccia da culo?». Sembra di sentirla, la sua amarezza, quando parla della fine dell’amicizia con Bjorn Borg. «Cino! È morto, è morto!» la telefonata di Loredana Bertè lo raggiunse all’alba. La vicenda dell’overdose a Milano del campione svedese, e poi la tristezza del suo declino sono raccontate con dolente umanità. Un avviso ai cercatori di storie e di narrazioni sportive, come le chiamano oggi. Con questo libro di Cino Marchese e Gaia Piccardi, avete materiale per i prossimi dieci anni.