«Ho un negozio e due figli, mi preoccupa il futuro»
Chi scrive è una donna giovane e coraggiosa. Coraggiosa perché nel 2018 ha deciso di diventare una commerciante, ha aperto una partita Iva, chiesto un prestito e preso in affitto un locale per l’attività. Ho una cartoleria, non è un impero economico, ma la mia piccola e onesta parte la faccio. Sono anche madre di due splendide creature e mi reputo doppiamente coraggiosa. Non tornerei indietro per nulla al mondo ma so io quante porte in faccia ho ricevuto dopo la maternità dal mondo lavorativo! E sì che ho una laurea con lode e un master. Tutti attestati che però diventano carta straccia davanti a pannolini e biberon. E allora mi sono reinventata e ho aperto il mio negozietto. Sono una donna onesta perché dall’inaugurazione ho sempre emesso scontrini, pagato contributi e tasse, dovendo rinunciare, spesso, a sfizi e spese personali per me e la mia famiglia. Ed è per questo che sono preoccupata perché anche mio marito è una partita Iva e ho paura che le nuove manovre fiscali avranno la meglio su di noi. Se chiudo il negozio non ho la certezza che qualcuno mi vorrà assumere, e dopo tante rinunce e sacrifici saremmo costretti a una gogna economica. E sono basita dal fatto che la classe politica non capisca che se io chiudo non ho più un reddito, quindi non ho soldi né da spendere né per pagare le tasse, e se non pago le tasse le casse dello Stato ricevono meno soldi. È un ragionamento logico e semplice: strano che non venga percepito. Sono troppo presuntuosa nell’affermare che di donne come me ne è piena l’italia?