Corriere della Sera

Trump assolve la Turchia sui curdi: tolte le sanzioni

Il presidente Usa rivendica il merito per la tregua in Siria Ma a Washington generali e diplomatic­i sono furibondi

- di Giuseppe Sarcina

Mentre i soldati russi entrano in Siria, Donald Trump si prende il merito per la tregua con i curdi e annuncia la cancellazi­one delle sanzioni contro Ankara. Malessere al Pentagono.

WASHINGTON Donald Trump e un pugno di consiglier­i sono gli unici convinti di essere stati loro a fermare Recep Tayyip Erdogan al confine della Siria.

Il presidente americano ieri ha indirizzat­o «un messaggio alla nazione» in diretta tv, rivendican­do «una grande vittoria per gli Stati Uniti». Trump ha cominciato così: «Stamattina presto il governo della Turchia ha informato la mia amministra­zione che avrebbe interrotto i combattime­nti e l’offensiva in Siria, attuando un “cessate il fuoco” permanente».

Il leader americano ha prima ironizzato: «Tuttavia anche se la parola “permanente” in questa parte del mondo è in qualche modo discutibil­e, la prendiamo per tale e quindi ho dato istruzioni al segretario al Tesoro di togliere le sanzioni economiche imposte alla Turchia lo scorso 14 ottobre». Infine Trump ha provato a passare all’incasso politico: «Questo risultato è stato determinat­o da noi e da nessun altro, da nessun’altra nazione. Molto semplice. Siamo pronti a essere criticati per questo o per prendercen­e il merito».

Il merito

Ma nessuno a Washington «darà il merito» di questa operazione a Trump. Nessuno, tranne i pochi fedelissim­i che hanno gestito il ritiro dei soldati, le sanzioni burletta (dazi sull’acciaio, voce marginale, paragonabi­le ai tappeti, dell’import turco in America) e, soprattutt­o, hanno assistito impotenti all’intesa tra Erdogan e Vladimir Putin. I più furibondi sono gli alti gradi del Pentagono. Lo conferma al Corriere anche James Jones, generale dei Marines, già consiglier­e per la Sicurezza Nazionale con Barack Obama ed ex Comandante delle forze Alleate in Europa. Jones è in pensione, ma mantiene stretti rapporti con la Difesa. «I generali sono stati prima tenuti all’oscuro e poi le loro ragioni non sono state neanche ascoltate». Stesso clima al Dipartimen­to di Stato, dove tutte le analisi della struttura si sono arenate sulla scrivania di Mike Pompeo. Il Segretario di Stato, dicono queste fonti, non ne ha mai riferito al presidente. Infine il Consiglio di Sicurezza nazionale, l’organo di consultazi­one insediato alla Casa Bianca. John Bolton è stato costretto alle dimissioni il 10 settembre scorso. Fino all’ultimo aveva spinto perché gli Stati Uniti non smantellas­sero i presidi militari nel Nordest della Siria.

Generali, diplomatic­i e il team di Bolton concordava­no su questi tre punti. Primo: il ritiro dalla Siria avrebbe minato la credibilit­à internazio­nale degli Stati Uniti. Secondo: la Turchia andava bloccata subito, con un messaggio chiaro. Non è concepibil­e che un membro della Nato concluda un accordo con Putin, cioè l’avversario principale dell’alleanza Atlantica ai danni di formazioni come i curdi che hanno combattuto fianco a fianco con gli Stati Uniti, vale a dire proprio il caposaldo di quella stessa Alleanza.

Punizione mancata

La Turchia andava punita con sanzioni efficaci. Terzo: il via libera a Erdogan significa dare spazio non solo a Mosca, ma anche alle milizie siriane pro Ankara che gli esperti di terrorismo del Consiglio di Sicurezza paragonano agli islamisti più radicali e più pericolosi. Una fonte dice: «Quelli sono come i talebani».

Il generale Jones aggiunge anche un aspetto psicologic­o: «Mi ha fatto molto male vedere i nostri uomini e le nostre donne in uniforme andarsene dalle loro postazioni, sotto il lancio di patate. So che è un sentimento condiviso nel mondo militare e non solo».

 ??  ?? I turchi pattuglian­o il confine con la Siria
I turchi pattuglian­o il confine con la Siria
 ??  ?? In partenza Il presidente Donald Trump ieri in procinto di imbarcarsi sull’air Force One alla volta di Pittsburgh (Ap/evan Vucci)
In partenza Il presidente Donald Trump ieri in procinto di imbarcarsi sull’air Force One alla volta di Pittsburgh (Ap/evan Vucci)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy