Brexit, Johnson ci riprova Chiesto il voto anticipato
Il premier ammette che Londra non uscirà il 31 e scrive a Corbyn: ha bisogno dei suoi voti
LONDRA Boris Johnson ci riprova: e per la terza volta chiede di andare a elezioni anticipate. Ma anche in questo caso, come già accaduto due volte a settembre, non è certo che il Parlamento gli darà via libera: servono i due terzi dei voti e dunque è cruciale il sostegno dei laburisti. Che al momento non è così scontato.
La proposta lanciata da Boris, e contenuta in una lettera indirizzata al leader laburista Jeremy Corbyn, è questa: io vi do più tempo, fino al 6 novembre, per discutere e approvare l’accordo sulla Brexit, ma voi in cambio mi concedete le elezioni anticipate il 12 dicembre.
Va ricordato che martedì il Parlamento aveva approvato in linea di principio l’intesa sulla Brexit raggiunta la scorsa settimana da Johnson a Bruxelles: ma poi aveva respinto la tabella di marcia del governo, che puntava un passaggio definitivo del testo in pochi giorni. Occorre più tempo per ponderare (e magari per emendare), avevano detto i deputati.
A questo punto Boris si è La data
Il premier Boris Johnson, 55 anni: non è riuscito a «domare» il Parlamento e ora prova a chiedere nuove elezioni per il 12 dicembre rassegnato al fatto — ed è la prima volta che lo ammette esplicitamente — che la sua promessa di realizzare la Brexit entro il 31 ottobre è lettera morta. «Piuttosto finisco in un fosso che rinviare», aveva detto. Beh, nel fosso non ci è ancora finito, ma si è dovuto acconciare a una proroga.
Oggi l’unione Europea dovrebbe decidere di quanto lungo sarà il rinvio. I francesi stanno puntando i piedi e vorrebbero una dilazione breve, di poche settimane: ma è tutta scena, dicono fonti diplomatiche al Corriere, alla fine accetteranno quello che tutti gli altri vogliono — in primo luogo i tedeschi — e cioè un rinvio fino alla fine di gennaio. Al massimo, per far vedere che hanno tenuto il punto, i francesi costringeranno gli altri a prendere la decisione in un vertice straordinario all’inizio della settimana prossima.
Intanto a Londra, già lunedì, il governo presenterà a Westminster la mozione per le elezioni anticipate. Le prime reazioni però sono state negative: liberaldemocratici e nazionalisti scozzesi hanno già annunciato che voteranno contro. È la solita trappola, sostengono, Boris vuole che si approvi il suo accordo e si vada al voto alle sue condizioni: non ci stiamo.
Decisivo sarà l’atteggiamento dei laburisti: che negli ultimi giorni sono apparsi divisi al loro interno sulla prospettiva del voto anticipato. Nelle file del partito ci sono quelli che temono il verdetto delle urne, perché i sondaggi li danno largamente indietro ai conservatori, e preferirebbero invece spingere per un secondo referendum sulla Brexit.
Boris invece ha voglia di menare le mani e soprattutto di sbarazzarsi di una legislatura in cui non ha la maggioranza e che non ha fatto altro che boicottarlo: «Questo Parlamento è sopravvissuto troppo a lungo alla sua inutilità», ha tuonato ieri. Ma gliela daranno vinta?