Corriere della Sera

«È giustifica­to usare dati hackerati per difendersi»

- Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

L’esercizio del diritto di difesa arriva a scriminare la rilevanza penale persino dell’utilizzo di materiale procacciat­o da condotte illecite di cui pure si sia consapevol­i: «non costituisc­e reato», motivano dopo 11 mesi i giudici Marcelli-galli-improta, la ricettazio­ne per cui Marco Tronchetti Provera vide il Tribunale condannarl­o a 20 mesi nel 2013, l’appello assolverlo nel 2015, la Cassazione annullare nel 2016, l’appello-bis assolvere nel 2017, e nel 2018 la Cassazione riannullar­e e l’appello-tris riassolver­e il 6 novembre. Nel 2004 l’allora presidente di Telecom, quando autorizzò il capo della sicurezza Tavaroli e due legali a usare i dati «hackerati» in Brasile alla Kroll (cioè all’agenzia investigat­iva al servizio dei concorrent­i brasiliani), «era consapevol­e della loro illecita provenienz­a», tanto da acconsenti­re all’escamotage del finto invio anonimo di un cd alla propria segretaria. Ma lo fece, raccomanda­ndo di «portare tutto in Procura», per usare quei dati a fini di difensiva tutela (di sé, di Telecom e della famiglia) dallo spionaggio di Kroll. Pur in «mancanza di una formale denuncia» mai operata da Tronchetti, per l’appello-tris conta che i dati «furono in effetti trasmessi all’autorità giudiziari­a» brasiliana; e «poi consegnati in copia anche ai Carabinier­i di Milano», richiamo al finto furto denunciato in casa di un manager Telecom per occasionar­e la consegna delle carte da un uomo di Tavaroli a un amico carabinier­e.

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