«1994», finale con sorpresa: anticipa la Terza Repubblica
Nell’ultima puntata spunta il nome di Gianroberto Casaleggio
Che ci fa Gianroberto Casaleggio in 1994? Chi ha seguito fin qui la serie Sky sugli anni in cui nacque la Seconda Repubblica (con scandali, violenze, adulteri e vizi connessi), si prepari stasera a una sorpresa per l’ultima puntata. La narrazione fa un salto in avanti di 17 anni, l’equivalente dell’intera epoca berlusconiana, e piomba sul 12 novembre del 2011, giornata per molti versi storica, perché si concluse a tarda sera con l’uscita del Cavaliere da Palazzo Chigi, dove non sarebbe mai più tornato, al culmine dell’incendio dello spread e di un intrico internazionale ancora controverso.
Così, in una scena madre che possiamo anticiparvi pur senza spoilerare il «finalone», si assiste a una sorta di passaggio del testimone tra la Seconda e la Terza Repubblica, tra il mondo di Silvio e il mondo di dopo, tra l’era della tv e quella del web. Il «cattivo» della storia, un cinico e mefistofelico Leonardo Notte interpretato da Stefano Accorsi, ha finalmente rintracciato l’hacker che, con una serie di imbarazzanti rivelazioni, gli ha rovinato la quotazione in Borsa della sua società, «uno scherzetto da 70 milioni».
Lo smanettone si chiama Giulio Venturi, è il figlio di una ex del «cattivo», e ha una missione da portare a termine: vuole vendicarsi della morte del padre e della malattia della madre. E di fronte allo stupore quasi ammirato di Leonardo, che gli chiede come abbia fatto da solo a combinare tutto quel putiferio, lui risponde che ha imparato da Gianroberto Casaleggio: «Questo nome ti dice niente?... Ha cominciato alla Olivetti, poi è andato a dirigere la Webegg dove ha scoperto come diffondere le sue idee con la rete, facendo sembrare che venissero dal basso, è lui che mi ha fatto crescere insegnandomi tutto quello che so, è un genio…».
A scanso di equivoci: subito dopo il ragazzo aggiunge che Casaleggio era contrario a un uso così «privato» e vendicativo del web, e che si è anzi molto infuriato quando l’ha scoperto. La deontologia del fondatore del M5S è dunque a prova di bomba. Ma c’è qualcosa in quella frase — «diffondere le sue idee facendo sembrare che venissero dal basso» — che chiaramente intriga un maestro del Male come Leonardo Notte, il quale è abbastanza intelligente da aver capito che sta nascendo una nuova Italia, e si interroga su come contare qualcosa anche in quella.
La trovata degli sceneggiatori di 1994 è intelligente. In un sol colpo richiama e simbolizza tutto ciò che è cambiato nel tornante del 2011. Innanzitutto la trasformazione da una politica 2.0, dal produttore al consumatore, dal Cavaliere agli elettori via Mike Bongiorno e Iva Zanicchi, a una politica 4.0, in cui uno vale uno e produttore e consumatore sono sullo stesso piano, a meno che il produttore non trovi il modo di far sì che il consumatore voglia proprio ciò che lui vuole che voglia.
Questa è diventata infatti la «democrazia dell’opinione», la permanent campaign, la battaglia quotidiana del consenso nella Terza Repubblica. Anche se l’innovazione clamorosa introdotta da «Rousseau» sembra già essere stata scavalcata dalla «Bestia» di Salvini, come alla rivoluzione di Robespierre fece seguito il Termidoro e Napoleone.
Giulio Venturi, il «giustiziere In onda stasera Leonardo Notte (Stefano Accorsi) e Silvio Berlusconi (Paolo Pierobon) in una scena della serie tv «1994» in onda stasera su Sky Atlantic del web», è un cittadino qualsiasi, senza potere, che però ora può colpire un potente grazie alla Rete.
La questione dell’uguaglianza si pone da quel punto in poi in modo diverso da tutta la tradizione della democrazia rappresentativa: non ha più bisogno della mediazione della politica. E il rancore sociale, provocato dall’insuccesso personale o dalla crisi collettiva, trova un suo vettore nuovo per entrare nel sistema circolatorio del potere. La prima vittima non può che essere la sinistra, con le strutture analogiche, dal sindacato alle sezioni, fatte per raccogliere e canalizzare la protesta, che ora non riescono neanche più a vedere dove si genera.
Non a caso, la lunghissima parentesi nella storia della repubblica dei partiti non finisce in quel 2011, anzi. Proprio quando la caduta del Cavaliere sembra apparecchiare la tavola per il ritorno al governo di una forza tradizionale come il Pd di Bersani, l’onda della rivoluzione via web irrompe sulla scena e nel 2013 porterà alle stelle i Cinquestelle. A riempire il vuoto di potere arrivano homines novi. È questo il momento che fotografa, con un flash forward, la serie di Sky.
A guardare quest’ultima puntata della trilogia (che non proseguirà, si fermerà al 1994) viene da chiedersi come abbiamo fatto a non capirlo allora, ciò che sarebbe accaduto dopo. E viene da chiedersi anche dove sia finito l’ex berlusclone Leonardo Notte: si è traghettato nel nuovo mondo? Opera da dietro le quinte di una finanziaria del Lussemburgo? continua a orientare e influenzare il potere? Il finale, completo di un’agnizione che non vi sveleremo, dà un indizio che vi sorprenderà.